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Tra chitarre battenti e colascioni e quel certo modo di suonare strumenti che 200 anni fa circa erano il DNA del suono di piazze e androni, tra giullari e commedianti. La maschera napoletana, il teatro e l’opera buffa, un patrimonio culturale immenso che piano piano abbiamo perduto nel tempo. Alessia Luongo da anni porta avanti una ricerca che oggi la conduce ad un primo disco ufficiale dal titolo decisamente esaustivo: “Largo di Castello – balli e canti su colascione e chitarra battente alla maniera antica” in distribuzione fisica e digitale per la RadiciMusic Records di Aldo Coppola Neri da sempre schierata verso una produzione e una ricerca di titolo dediti alla cultura popolare e antica.

“L’album contiene 11 tracce, alcune cantate e altre solo strumentali. È simbolicamente e in maniera immaginifica la Napoli del XVII secolo, nella sua esoterica e preziosa Piazza Castello. Oggi è irriconoscibile, oggi è Piazza Municipio. Sede in antichità del mercato, dell’arte, del popolo che interagiva e amava, una piazza che era sede di pianti collettivi di lutto, una piazza dove avvenivano riti a cavallo tra sacro e profano di adorazioni profonde, una piazza dove si riunivano gli innamorati dopo essersi dedicati serenate, una piazza piena di vita e mistero, la piazza che era sede storica del teatro San Carlino, smantellato a fine del 1800, che era la patria della commedia dell’arte partenopea. Dove la musica si incrociava all’opera buffa. La poetica, infatti, di tale lavoro è proprio nell’immedesimarmi in un commediante dell’arte che mette in scena la propria opera.” (A. Luongo).

Un viaggio che parte da testimonianze tradizionali fino a recuperi più storici per ricostruire un universo immaginario in cui il popolo cantava e ballava. Una ricerca immensa portata avanti anche grazie alla collaborazione con Manuel Pernazza (ambasciatore nel mondo della maschera di Pulcinella, col quale collaboro e porto in tutto il mondo in scena spettacoli-musicali che coinvolgono l’opera buffa, la musica e la commedia dell’arte) e con il M° Roberto De Simone.