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Siamo dentro il catalogo de L’Airone Dischi, siamo nel pieno della terra campana e nel pop rock italiano che tanto ha segnato generazioni dagli anni ’90 in poi. E questo disco ha il senso estetico di quella generazione li, con i suoni ben definiti di cassa e basso, con le chitarre liquide che da un verso richiamo i Floyd e dall’altra i Joy Division. Influenze inglesi certamente ma di sicuro il tutto convoglia in un disco italiano che suona bene e narra di vita più che di storie. Si intitola “Riflessi” ed è l’esordio ufficiale degli Zaund. E se tutto questo avesse qualche contaminazione napoletana anche?

Zaund: partirei proprio dal moniker che vi portate dietro. Quanta radice ha nella cultura napoletana?
Nessuna, è una parola azteca, che denominava gli Dèi della Musica. Inoltre ci piaceva molto l’assonanza con la parola “sound” inglese, ma con quella zeta che alludeva ad una sonorità tedesco-mitteleuropea.

E di napolitanità, questo disco che guarda molto al pop internazionale, che cosa ruba?
Napoli è una grande città, che esprime una grande cultura: amiamo tanti artisti napoletani degli anni ’70, ma non ci sono collegamenti diretti con la scena musicale napoletana attuale, che è tendenzialmente un po’ chiusa e protezionistica. Essere consapevoli di venire non solo dal Sud, ma anche da una provincia, ci ha da sempre dato la libertà di poterci esprimere senza doverci adeguare ad alcuna scena, o peggio, moda.

Internazionale: nonostante la lingua italiana direi che il sound si mescola bene con atmosfere apolidi, qualcuno direbbe australiane, qualcuno americane… certo non inglesi… che ne pensate?
Ci sono diverse influenze nella nostra musica, abbiamo tanti ascolti, molti sono proprio inglesi, altri americani, altri italiani e di altre parti del mondo. L’italiano è stata una scelta istintiva, sia per ragioni comunicative, per agevolare al massimo la comprensione dei testi, sia perché riteniamo che abbia una bellissima musicalità. La musica non conosce confini, che sono un’invenzione puramente umana.

Tempo di nuove rinascite: era il momento di un nuovo disco? Nuovi live? Oppure è tempo di riflessioni?
Sono tempi in cui riflettere è un atto di sopravvivenza. E per noi decisamente era tempo di un nuovo disco, dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia. Riflettere per agire: ci sentiamo molo carichi e stiamo suonando dal vivo con rinnovata energia.

Eppure c’è tanto nel disco che cerca la comodità della forma pop. Da questa non si scappa… o sbaglio?
Più che comodità, parleremmo di comunicabilità: il pop è appunto immediatezza della forma musicale. L’autoreferenzialità non ci interessa, la nostra musica, anche nei momenti più ricercati, nasce da un bisogno di confronto con il pubblico. La forma della canzone pop è forse una delle poche linee guida che ci siamo dati, in modo assolutamente spontaneo.