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La nuova musica italiana passa inevitabilmente per strade nuove, sempre meno stereotipate, sempre più ricche di ispirazione e sfumature internazionali se non addirittura apolidi. Parliamo degli Zaund e di questo disco interessante dal punto di vista compositivo e per la “morbidezza” con il pop rock trova pace ripescando anche colori di fine anni ’90. Si intitola “Riflessi” il primo disco ufficiale della formazione campana anticipato in rete anche dal video ufficiale del singolo “Verdemare”.

Catturiamo una dichiarazione degli Zaund, spigolosa ma decisamente sincera nel fotografare il tempo attuale. Anche queste sono riflessioni importanti che ci danno sicuramente lo spunto per un ascolto diverso anche di questo loro lavoro… ed è sicuramente di stimolo per tornare a parlarne con la promessa di approfondire presto il tutto come nostro solito:

“Il nostro rapporto con la musica contemporanea non è dei più semplici, mentiremmo se lo negassimo: è difficile sentirsi in sintonia con una industria che propone prodotti legati troppo spesso neanche più alla logica del mercato, ma agli algoritmi che cercano di interpretare (o di influenzare) le opinioni e i gusti dei giovanissimi in modo quasi puntuale, istantaneo, e per questo estremamente volatile. Il risultato è che siamo sommersi di spazzatura di ogni genere, roba fatta per stordirti mentre fai la spesa al supermercato, e che dura appena il tempo di un mese, o anche meno. E la cosa preoccupante è vedere i più giovani che si conformano a questo modo di produrre, invece di provare a mettersi in gioco esprimendo ciò che hanno dentro, la particolarità del loro punto di vista personale. È un agghiacciante fenomeno di omologazione, per il quale un ragazzo della periferia di Palermo, o della campagna toscana, o di un paese della Brianza, parlano lo stesso linguaggio, usano le stesse parole, gli stessi suoni, senza rendersi conto di far parte di una grande finzione. Ma questa amara considerazione non deve far pensare che ci sia, da parte nostra, un atteggiamento aristocratico o snob, tutt’altro: anche in questo mondo così malandato ciò che ci interessa e ci stimola è il percorso di quei pochi che continuano ad usare la musica come mezzo espressivo, come occasione di riflessione, come veicolo di emozione, al di là dell’età che hanno o della loro provenienza geografca, o dello stile musicale. La nostra è una ricerca di autenticità” (Zaund).