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Concerto-spettacolo-evento all’interno della rassegna “GREEN MUSIC” – SUONI DELLA RINASCITA, ideata dal grande pianista umbro Maurizio Mastrini. Giunto alla sua sesta edizione ed iniziato in sordina, questo festival – in appena cinque anni – ha saputo imporsi a livello internazionale. Attraverso questo progetto, Mastrini ha voluto ovviamente promuovere l’espressione musicale, ma anche far conoscere ed apprezzare la sua amata terra: l’Umbria, meraviglioso contenitore di spazi magnifici ma per la maggior parte degli italiani sconosciuti. Altra incredibile forza di questa iniziativa, che inorgoglisce ulteriormente il suo ideatore, è l’ingresso gratuito a quasi tutti i concerti. Per il maestro, infatti, “l’arte musicale è un bene prezioso a cui devono avere accesso tutti, senza nessuna barriera, nemmeno economica”.


L’evento su cui mi accingo a scrivere è stato messo in scena Martedi 19 Luglio alle 18 a Palazzo Trinci (uno dei fiori all’occhiello della città di Foligno) e inserito nella rassegna artistico- musicale “Estate al Trinci”.

Il Palazzo risale ai primi anni del 1400 e porta il nome della famiglia che governò la città tra il 1305 e il 1439. Esso è il risultato di una ristrutturazione di edifici preesistenti realizzata nel suddetto periodo da Ugolino III Trinci, nobile folignate. Il concerto si è svolto nel bellissimo cortile, ulteriormente ristrutturato, con l’aggiunta di un elegante scalone esterno, nei primi anni del 1900 dall’architetto Cesare Bazzani.

Una dimensione diversa

Avvolti da tanta bellezza, gli spettatori già entrano in una dimensione diversa. Il titolo del concerto allarga ancor di più la percezione che sta per iniziare un momento artistico particolare. Il titolo “VISSI D’ARTE, VISSI PER MARIA”: Omaggio a Maria Callas. Ecco… la lettura di questo nome – Maria Callas -completa la consapevolezza di essere entrati in una dimensione fuori spazio e fuori tempo. Essa resta, e addirittura si intensifica fino alla fine. E anche oltre il termine dello spettacolo.

Comincia: sulla scena un trio di musici, i maestri Dino De Palma al violino, Luciano Tarantino al violoncello, Donato Della Vista al pianoforte. Poi un attore straordinario, Giampiero Mancini. Il tecnico del suono, Marco Maffei, è alla consolle di fronte a loro. Nell’aria già idealmente aleggia la voce di Maria quando inizia il monologo di Bruno, suo fedele maggiordomo e confidente sincero e discreto. Egli racconta con garbo, deferenza e una sorta di pudica venerazione la vita del grande soprano, della sua straordinaria quanto fragilissima personalità. Con grande rispondenza al vero e maestria nella recitazione, l’attore Giampiero Mancini (Bruno, appunto) si volge ad un immaginario gruppo di ospiti arrivato in casa, che aspetta che la sua signora scenda. Ma lei tarda perché sta ancora riposando… e allora bisogna intrattenere i presenti per ingannare l’attesa. Ecco allora apparire nell’immaginario dei presenti come in un collage, ciò che viene descritto da Bruno.

Egli tratteggia alcuni aspetti del temperamento di questa artista immensa, incredibilmente umana, pur nella sua divina presenza. Eccola: con la sua totale dedizione allo studio e al sacrificio per il raggiungimento di quella perfezione totale che era il suo scopo di vita. Poi, via via, il ricordo dei travolgenti successi internazionali, uniti agli episodi privati gioiosi e dolorosi. Una vita difficile, turbolenta fino alla sua tristissima fine, sconvolgente per chi la amava. Purtroppo da lei tragicamente voluta. In mezzo ai ricordi si alterna la musica….inebriante dal punto di vista emotivo, l’ascolto della sua incredibile voce, accompagnata dal vivo dai musicisti presenti in scena sui contributi sonori delle registrazioni.


Bruno continua col raccontare la passione insana per Aristotele Onassis, uomo tanto ricco quanto rozzo e che neanche amava il melodramma! Poi la morte ad un solo giorno di vita del bimbo da lui avuto che determinò la fine della loro relazione, e la disperazione per Maria. E poi ancora la comparsa della terribile malattia autoimmune che le causò la perdita della voce: la dermatomiosite. Caduta in depressione, Maria Callas si lasciò morire a soli 53 anni, lasciando infinito sgomento e profondo dolore nel mondo intero. Mai più sarà possibile ascoltare quella voce capace di portare ogni comune mortale al cospetto del Paradiso. Casta Diva è lei. Probabilmente Bellini, senza saperlo, la scrisse un secolo prima per Maria Callas…

Lunghissimi applausi

Al termine dello spettacolo qualche attimo di mesto silenzio… poi, subito dopo, lunghi, lunghissimi applausi a chi c’era e a Chi, da lassù, assisteva. Il pubblico oltremodo commosso.

La grande Maria Callas è stata annientata dal suo bisogno d’amore. Ha voluto con tutta se stessa quell’amore carnale che è nelle ambizioni dei comuni mortali, ma che non le apparteneva. Lei era una dea destinata dalla Vita ad essere il tramite per gli altri verso il mondo trascendente, verso l’Eden dell’anima. Ascoltarla è partire qui e poi ritrovarsi di là in un meraviglioso amplesso spirituale con la Vita. La sua voce, soprattutto nei toni alti, possedeva la purezza del cristallo, la trasparenza dell’acqua pura.

Nessuna come lei. Lei, suo malgrado, non lo ha mai compreso.

 

Di Rima