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Un tracciato della storica Villa Medici di Roma a Trinità dei Monti, trattato nell’articolo di Riccardo Bramante

di Riccardo Bramante

Per parlare compiutamente di Villa Medici occorre partire da lontano, addirittura dal generale romano Lucio Licinio Lucullo, vincitore di Mitridate, acerrimo nemico di Roma, che accumulò enormi ricchezze proprio da quella campagna di guerra tenuto in Oriente.

Quando, come scrive Plutarco, Lucullo decide di dedicare la seconda parte della sua vita “a simposi, banchetti e a tutti i tipi di frivolezze”. Profonde gran parte della ricchezza accumulata nella creazione dei suoi noti “horti”, giardini suburbani. Gareggiano quanto a splendore con quelli imperiali, scegliendo come luogo ideale l’attuale collina del Pincio, il luogo più alto di Roma.

L’edificio che ne è al centro è altrettanto grandioso ma alla morte del suo padrone i numerosi, successivi passaggi di proprietà lo fanno cadere in abbandono. Dopo quindici secoli è acquistato dal Cardinale Ferdinando dè Medici che ne affida il rifacimento all’architetto Bartolomeo Ammannati. L’idea è quella di creare un luogo perfetto in uno spazio chiuso, a immagine degli antichi giardini.

Nasce, così, Villa Medici, perfetta sintesi di quello che Ernst Robert Curtius, erudito del tempo, ha definito “locus amoenus”, luogo ameno. La Villa è dotata nella parte centrale di un secondo piano “nobile” e poi di una seconda torretta dal lato della Chiesa di Trinità dei Monti.

Gli interni, già fastosamente decorati da Jacopo Zucchi, sono ulteriormente arricchiti dai successori di Ferdinando. Tra questi il Cardinale Alessandro dè Medici (che diverrà Papa con il nome di Leone XI) a cui si debbono gli acquisti di numerosi reperti archeologici. Quegli stessi reperti che venivano alla luce in quel periodo, incluso il gruppo delle Niobidi e la famosa statua di Venere detta dei Medici. Ancora oggi si possono ammirare nel parco le riproduzioni in quanto gli originali sono trasferiti in Francia.

In seguito i Medici si disinteressarono della Villa e così pure i loro successori Asburgo-Lorena. Dopo un breve intermezzo in cui è la sede del Plenipotenziario a Roma di Ludovico I di Borbone, la Villa la riacquista il Governo francese. Napoleone Bonaparte vi si trasferì, nel 1803 e l’Accademia di Francia ne ebbe come direttori nomi illustri tra cui Ingres e Balthus.

Soltanto l’enorme parco che originariamente la circondava è man mano ridotto per le enormi spese di manutenzione. Diviene dunque parte dell’odierna Villa Borghese. L’estensione va da una parte fino all’attuale terrazza del Pincio e dall’altra giunge alle Mura Aureliane dove inizia l’attuale Via Veneto.

Infine, curiosa è la storia della fontana costruita proprio di fronte all’ingresso principale della Villa. La stessa è costituita da una vasca ottagonale che regge una tazza circolare di granito rosso con una palla circolare sopra. La leggenda vuole sia realmente una palla di cannone sparata, da Castel Sant’Angelo, da Cristina di Svezia ubriaca alla fine di un banchetto. Un segno della “dolce vita” del XVII secolo?