Spread the love

Due personaggi che stanno stradominando nel loro ambito, tiranneggiando e trasformando in una dittatura inconsapevole il registro tecnico della propria disciplina, che si debba andare più veloci del vento o buttare più volte possibile una palla in una rete. Il primo nome è facile da pronunciare: è quello di Max Verstappen, che ieri ha aggiunto zucchero a questo articolo, vincendo anche il Gran Premio d’Italia. E la Formula 1 ha saputo far sentire gli appassionati del motorsport davvero vicini alla pista e al paddock.

Max Verstappen è in testa al Mondiale con 335 punti ed ha vinto 11 Gran Premi in questa stagione.

Infatti io stesso mi sono sentito dentro la gara, quando ho visto che i commissari, nella vicenda safety car, hanno fatto le stesse scelte che avrei fatto io, impicciandomi come un inetto mentre mi riposavo sulla mia veranda. Prima dello spegnimento dei semafori a Monza, tanti hanno sperato e pronosticato un successo di Charles Leclerc. Io, però, non ero affatto ottimista e accettavo serenamente l’ennesimo successo senza “anema e core” di Max, neanche fosse Totò al Giro d’Italia, ma senza vendere l’anima a strampalati diavoli veneti.

Totò e il campionissimo Fausto Coppi in una scena del film Totò al Giro d’Italia del 1948

Guardo una gara e già mi vedo Verstappen transitare sotto la bandiera a scacchi. A Budapest scivola fino alla 10° posizione e poi rimonta tutti andando al triplo degli altri. A Spa parte 14° e nemmeno il tempo di prepararsi un caffè e te lo ritrovi primo. Poi Monza, dove sembra dover pagare pegno per delle penalizzazioni, ma vuoi che dopo un paio di curve è già dietro la livrea giallorossa di Leclerc? Ho detto che un dominio così non si vedeva da 20 anni. Viene in mente l’incredibile dominio di Michael Schumacher con la Ferrari all’inizio del millennio, che poi portò ad un bailamme di cambio dei regolamenti che non si è più fermato.

Non sarà lo scatto migliore del mondo, ma è sempre commovente rivedere Michael Schumacher con Jean Todt.

Un periodo in cui la Rossa, che non doveva destreggiarsi tra varie regole da non infrangere, ci teneva decisamente alla perfezione. Come quel sorpasso organizzato di Schumacher su Barrichello all’ultima curva del Gp di Austria, per evitare di non dover perdere qualche punto. Parlarne ora fa capire che siamo anni luce da quel periodo della Formula 1 ed è già tanto che non si torni ai tempi di inizio anni 90, dove tra compagni di squadra c’erano gli incidenti. Che dire su Max? Se non fosse stato per la concomitanza con Monza, ieri Verstappen avrebbe vinto anche il Leone d’Oro al Festival del Cinema.

Oltre al Manchester City, il crack norvegese ha militato con Molde, Bryne 2, Salisburgo e Borussia Dortmund.

Passando al mondo del calcio, c’è un personaggio che si sta ritagliando un ruolo da assoluto protagonista. Provate ad indovinare (anche se talento lo vedete dal titolo, ma va bè). Mbappè? No, troppo scontato, lui lo aspettiamo ai Mondiali. Lewandowski che timbra subito per il Barcellona? Ce lo aspettavamo decisamente. Cristiano Ronaldo che si propone a mezza Europa? Francamente evitabile… Messi direi di no, in Italia aspettiamo che entri nel vivo la serie A. Ora ce l’avete collocato nella mente: parliamo del crack dei fiordi: Erling Håland.

Non si sentiva parlare di un attaccante norvegese di grande splendore dall’estate di Francia ’98. Agli ottavi di finale l’Italia di Cesare Maldini sfida gli scandinavi. Nei giorni precedenti l’incontro non si fa che parlare di Tore Andrè Flo, altezza un metro e 93. In realtà la sua partita sarà tutt’altro che rigogliosa e ci penserà Bobo Vieri a consegnare i quarti agli azzurri prima di diventare una star di Twitch. Va bè, ma parliamo di Erling Håland. In estate è passato dal Borussia Dortmund al Manchester City, che ha cacciato fuori 75 pappaioni per regalarlo a Pep Guardiola.

Nonostante abbia solamente 22 anni, l’attaccante del Manchester City è vicino a toccare i 200 gol da professionista.

Ambientamento? Attesa? Neanche a parlarne. L’attaccante firma 12 gol nelle sue prime otto partite, con due triplette nel giro di pochi giorni. Guardandolo giocare la sensazione calda è che sembra essere sempre pronto a buttare la palla in rete e sembra essere sempre nella posizione giusta. Un senso del gol davvero accattivante. È il più giovane marcatore in Champions League: 25 reti nelle sue prime 20 partite. Una vita vissuta così: segnare, segnare e segnare, facendolo tutte le volte, pena un broncio clamoroso. Quella maledetta voglia di timbrare il cartellino, che, se non lo fai sempre, diventa una necessità impellente.

Daemon Targaryen, rinomato personaggio di The House of the Dragon

Ma, fino a questo momento, non ce ne è stato il minimo bisogno di riflettere su questo. Su di lui si sono scatenati tabloid, tifosi, dirigenti. Da chi lo ritiene troppo accentratore e sminuente verso i compagni di squadra a chi va oltre le rivalità calcistiche pur di averlo in squadra. Per poi passare al gioco delle somiglianze, davvero particolare in questo. Si parte da Cicciobello, un bambolotto che andava fortemente in voga tra le bambine degli anni ’90, fino a Daemon Targaryen, rinomato personaggio di The House of the Dragon. Sul lato nerd non mi addentro, magari lancio il guanto di sfida alla sezione fantasy della redazione per un excursus che possa passare dal Trono di Spade fino al Signore degli Anelli.

Leggi altri articoli qui