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All’ Auditorium S. Domenico, Foligno, è stata inaugurata la rassegna “Segni Barocchi” che si è conclusa il 10 Settembre.

Venere e Adone di William Shakespeare, super classico di tutti i tempi, ha avuto questo privilegio. La sapiente regia di Daniele Salvo, ha portato sulla scena un’opera di grande potenza emotiva, estremamente coinvolgente per il pubblico, letteralmente calamitato per tutto il tempo da una splendida Melania Giglio (Venere), un elegante Adone (Riccardo Parravicini) e un grande Gianluigi Fogacci, nel ruolo di Shakespeare.

Quest’ultimo, costantemente presente sulla scena, è risultato essere una meravigliosa e geniale soluzione per risolvere quei momenti di pura descrizione letteraria presenti nell’opera originale (non scritta per il teatro), altrimenti difficili da rendere scenicamente. Inoltre, questa presenza che contrappunta e commenta interagendo con attori e pubblico, ha rievocato – per certi aspetti – il carismatico ruolo che aveva il coro nel teatro greco classico.

Un divenire e fluire dell’azione scenica

Il risultato per lo spettatore è un continuo divenire e fluire dell’azione scenica con totale assenza di tempi morti. Anche questo non trascurabile aspetto rende la rivisitazione del poema shakespeariano estremamente interessante e stimolante dal punto di vista culturale.

Un’ultima, ancora positiva, annotazione (che non poteva sfuggire alla sottoscritta): il magistrale utilizzo della voce da parte di Melania Giglio. Utilizzando intonazioni, sfumature e modulazioni timbriche intense e multiformi, l’attrice ha saputo dare ulteriore potenza non soltanto alla figura di Venere, ma all’intera rappresentazione, rendendola ancor più avvincente. Meravigliosa e vibrante anche l’interpretazione dei due brani da lei cantati, composti per l’occasione da Patrizio Maria D’Artista. Molto funzionale ed originale la scenografia minimalista che ha visto al centro del palco una grande “teca” girevole in vetro, che si apre e si chiude, adibita via via a luogo di riflessione, rifugio e perfino direzione dell’azione.

Questo spettacolo aveva già debuttato a Roma, al Globe Theatre, nel Luglio 2020 in occasione della riapertura della stagione, subito dopo la pandemia.

La scelta non fu casuale, ma voluta dal compianto Gigi Proietti, allora direttore del prestigioso teatro romano. Quest’opera, infatti, fu scritta da Shakespeare (che si ispirò all’omonimo poema di Ovidio contenuto ne “Le Metamorfosi”) durante la terribile epidemia di peste che, nel 1593, si abbattè su Londra.

Evidenti, quindi, le analogie con il periodo contemporaneo.

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Di Rima