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Con le sue giornate tradizionalmente dedicate al riposo, il periodo delle festività natalizie è tra i più propizi per dedicarsi all’arte e alla cultura. Per ampliare le possibilità di fruizione del ricco patrimonio storico-artistico, dal 24 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023 le sedi dei musei civici si faranno ancora più accoglienti verso cittadini e turisti con aperture straordinarie in tutti i giorni i giorni festivi, ad eccezione di Natale.
Per la prima volta apertura in via straordinaria per tutte le sedi, con esclusione del Museo del Patrimonio Industriale, anche nell’intera giornata di Capodanno.
Ampia e variegata la proposta tra cui scegliere, con l’offerta espositiva di collezioni permanenti e mostre temporanee dall’archeologia all’arte antica, dai linguaggi del contemporaneo alla storia dell’industria bolognese del Novecento, a due mostre incentrate sull’opera e la figura di Giorgio Morandi.
Di seguito gli orari di apertura osservati nei giorni festivi nelle singole sedi e le mostre temporanee aperte.
Nei restanti giorni compresi nello stesso periodo, i musei osservano i consueti orari di apertura, consultabili sul sito www.museibologna.it.
Si consiglia la prenotazione dei biglietti di ingresso sul sito Mida Ticket: 
https://www.midaticket.it/eventi/musei-civici-di-bologna.


ORARI DI APERTURA STRAORDINARIA E GIORNI FESTIVI

Sabato 24 dicembre 2022  (Vigilia di Natale)
Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) ore 10.00 – 14.00
Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) ore 10.00 – 14.00
Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) ore 10.00 – 14.00
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) ore 10.00 – 14.00
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 14.00

Museo Morandi (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 14.00
Casa Morandi (via Fondazza 36) chiuso
Museo per la Memoria di Ustica (via di Saliceto 3/22) ore 10.00 – 14.00
Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) ore 10.00 – 14.00

Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara 123) ore 10.00 – 14.00
Museo civico del Risorgimento (Piazza Carducci 5) ore 10.00 – 14.00

Domenica 25 dicembre 2022 (Natale)
chiusura di tutte le sedi

Lunedì 26 dicembre 2022 (Santo Stefano)
Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) ore 10.00 – 20.00
Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) ore 10.00 – 19.00
Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) ore 10.00 – 18.30
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) ore 10.00 – 18.30
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 19.00
Museo Morandi (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 19.00
Casa Morandi (via Fondazza 36) chiuso
Museo per la Memoria di Ustica (via di Saliceto 3/22) chiuso
Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) ore 10.00 – 19.00

Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara 123) ore 10.00 – 18.30
Museo civico del Risorgimento (Piazza Carducci 5) ore 10.00 – 18.00

Sabato 31 dicembre 2022
Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) ore 10.00 – 14.00
Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) ore 10.00 – 14.00
Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) ore 10.00 – 14.00
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) ore 10.00 – 14.00
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 14.00

Museo Morandi (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 14.00
Casa Morandi (via Fondazza 36) chiuso
Museo per la Memoria di Ustica (via di Saliceto 3/22) ore 10.00 – 14.00
Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) ore 10.00 – 14.00

Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara 123) ore 10.00 – 14.00
Museo civico del Risorgimento (Piazza Carducci 5) ore 10.00 – 14.00

Domenica 1 gennaio 2023 (Capodanno)
Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) ore 12.00 – 20.00

Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) ore 10.00 – 19.00
Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) ore 10.00 – 18.30
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) ore 10.00 – 18.30
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 19.00
Museo Morandi (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 19.00
Casa Morandi (via Fondazza 36) ore 10.00 – 13.00 / 14.00 – 17.00
Museo per la Memoria di Ustica (via di Saliceto 3/22) ore 10.00 – 18.30
Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) ore 10.00 – 19.00

Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara 123) chiuso
Museo civico del Risorgimento (Piazza Carducci 5) ore 10.00 – 18.00

Venerdì 6 gennaio 2023 (Epifania)
Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) ore 10.00 – 20.00

Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) ore 10.00 – 19.00
Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) ore 10.00 – 18.30
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) ore 10.00 – 18.30
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 19.00
Museo Morandi (via Don Minzoni 14) ore 10.00 – 19.00
Casa Morandi (via Fondazza 36) chiuso
Museo per la Memoria di Ustica (via di Saliceto 3/22) ore 9.30 – 13.30
Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) ore 10.00 – 19.00

Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara 123) ore 10.00 – 18.30
Museo civico del Risorgimento (Piazza Carducci 5) ore 10.00 – 18.00

MOSTRE TEMPORANEE

I pittori di Pompei – a cura di Mario Grimaldi – Fino al 19 marzo 2023
Museo Civico Archeologico – via dell’Archiginnasio 2
ipittoridipompei.it

Fino al 19 marzo 2023 al Museo Civico Archeologico di Bologna è visibile la grande mostra I pittori di Pompei con alcuni capolavori provenienti da quella che è considerata la più grande pinacoteca dell’antichità al mondo: il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Attraverso oltre 100 splendidi affreschi che arricchivano le antiche domus romane di Pompei e delle altre città dell’area vesuviana, l’esposizione, curata da Mario Grimaldi e prodotta da MondoMostre, esplora la società del I secolo d.C. a partire dalla figura dei pictores, sul cui ruolo aleggia una nuvola di mistero ancora oggi non del tutto svelato, offrendo una prospettiva inedita per esplorare i gusti e i valori di un mondo che esercita ancora un fascino irresistibile ai nostri occhi.
Nel passare in rassegna le eccellenti creazioni con cui gli artisti dell’epoca decorarono domus come quelle del Poeta Tragico, dell’Amore punito a Pompei, o ville come quella di Fannio Sinistore a Boscoreale, così come nello scoprire gli strumenti del mestiere, dalle squadre al compasso, dai disegni preparatori alle coppe ancora ripiene di colori di duemila anni fa, la mostra racconta l’unicità di un mondo e le peculiarità di quei pictores la cui arte segna nel giro di pochi secoli una vera e propria rivoluzione, tanto da essere considerati, secondo le parole di Plinio il Vecchio, di “proprietà dell’universo”.
Il progetto espositivo ha infatti come principale missione quella di contestualizzare il ruolo e la condizione economica di questi artisti nella società del tempo, oltre a mettere in luce le tecniche, gli strumenti, i colori e i modelli.

L’importantissimo patrimonio di immagini che questi autori ci hanno lasciato – magnifici affreschi dai colori ancora vivaci, spesso di grandi dimensioni – restituisce infatti il riflesso dei gusti e i valori di una committenza variegata e ci consente di comprendere meglio i meccanismi sottesi al sistema di produzione delle botteghe.

Verità e illusione. Figure in cera del Settecento bolognese
A cura di Massimo Medica, Mark Gregory D’Apuzzo, Ilaria Bianchi, Irene Graziani –
Fino al 12 marzo 2023
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini – Strada Maggiore 44
Museo di Palazzo Poggi – via Zamboni 33

La mostra Verità e illusione. Figure in cera del Settecento bolognese, a cura di Massimo Medica, Mark Gregory D’Apuzzo, Ilaria Bianchi e Irene Graziani, si configura come primo evento espositivo organicamente incentrato sulla ritrattistica in cera realizzata in ambito bolognese durante il Settecento, secolo che conobbe il maggiore rilancio dell’arte antica e intrigante della ceroplastica già praticata nelle epoche classiche e medievali.
Promossa dai Musei Civici d’Arte Antica di Bologna in collaborazione con il Museo di Palazzo Poggi afferente al Sistema Museale di Ateneo | Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, l’esposizione intende far conoscere al pubblico e rivalutare in una giusta prospettiva l’indubbia qualità di quanto ancora sopravvive di una produzione che, secondo le fonti documentarie, fu assai ricca e vide impegnati abilissimi scultori. A ricondurre con piena dignità questo patrimonio nel clima della gloriosa civiltà figurativa del Settecento bolognese fu lo storico dell’arte Andrea Emiliani, alla cui memoria l’iniziativa è significativamente dedicata, autore nel 1960 di un fondamentale saggio, ora ripubblicato nel catalogo pubblicato da Silvana Editoriale che accompagna la mostra.

A partire dal nucleo di opere conservato al Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, il progetto espositivo traccia un ampio e dettagliato panorama dell’officina ceroplastica a Bologna riunendo per la prima volta 18 opere, di cui 16 figure in cera e 2 terrecotte, di notevole fattura presenti in raccolte museali ed edifici di culto cittadini, potendo inoltre godere del prestito straordinario di pezzi appartenenti a collezioni private e dunque raramente visibili.
Il rinnovato interesse che la ricognizione si propone di sollevare verso un capitolo della storia dell’arte poco conosciuto al pubblico costituisce dunque un importante momento di aggiornamento degli studi, anche grazie ai restauri conservativi operati in vista dell’evento espositivo, e di nuovi riposizionamenti attributivi in un ambito produttivo storicamente travagliato da incertezze interpretative.

The Floating Collection
A cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni
Fino all’8 gennaio 2023
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Sala delle Ciminiere – via Don Minzoni 14

La mostra collettiva The Floating Collection nasce dal desiderio di studiare le ricchissime collezioni dei musei bolognesi – del Settore Musei Civici Bologna e di altri sistemi museali cittadini – tramite lo sguardo di sei artiste e artisti: Alex Ayed (Strasburgo, 1989), Rä di Martino (Roma, 1975), Cevdet Erek (Istanbul, 1974), David Jablonowski (Bochum, 1982), Miao Ying (Shanghai, 1985), Alexandra Pirici (Bucarest, 1982).
In preparazione della mostra, tramite visite, incontri di approfondimento con il personale museale e derive spontanee, numerose collezioni e luoghi significativi della città sono stati trasformati in risorse, in una “piattaforma di ricerca” in grado di aprire traiettorie di indagine socio-culturale ed estetica.
L’esposizione, a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, trae ispirazione dal dibattito e dai processi di decolonizzazione avviati nei musei etnografici e antropologici di tutto il mondo che, dagli anni Novanta, si sono impegnati in una revisione della storia dei propri patrimoni, sperimentando nuovi approcci di indagine sulle collezioni e di mediazione con il pubblico.
Inscrivendosi in tale contesto, la mostra pone attenzione sui linguaggi delle arti visive proponendoli come strumenti in grado di rileggere le storie della città, riattivarle e re-immaginarle con gli occhi sgombri dalle strutture narrative e dagli approcci metodologici consueti.
All’impostazione enciclopedica e catalogatoria che caratterizza il modello museale occidentale e moderno, la “collezione fluttuante” si contrappone muovendosi sui confini delle discipline senza delineare regole o letture unitarie ma ponendo domande, offrendo immaginari e tenendosi aperta a continue oscillazioni e variazioni.
Protagonisti del progetto non sono tanto gli oggetti delle collezioni dei musei bolognesi, quanto le idee e gli immaginari emersi da una loro riconsiderazione. Le artiste e gli artisti ci accompagnano così in una riflessione sulla museologia e sulle sue sovrastrutture, sulla storia socio-culturale del territorio, sulla natura evocativa di manufatti e altre curiositates, sulle potenzialità della creazione di mondi fittizi in grado di fare luce sul modo in cui a tutt’oggi organizziamo e valorizziamo le informazioni.
Soffermandosi sui metodi tramite cui le arti visive si rapportano allo studio della società, la mostra diventa anche un esempio della polifonia di stili, tecniche e approcci che caratterizzano le arti contemporanee più recenti.

Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT
A cura di Michele Bertolino
Fino all’8 gennaio 2023
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Project Room – via Don Minzoni 14

La mostra, a cura di Michele Bertolino, visibile nella Project Room del MAMbo, presenta una selezione di disegni inediti, che Marcasciano realizza dagli inizi degli anni Settanta, quando per la prima volta scende le scale dello Studio Uno Underground, un centro sociale, sede politica e galleria d’arte gestita da alcuni hippies nel suo paese natale, San Bartolomeo in Galdo (Benevento). Prodotti tra il 1973-1977 e ancora dal 1981 alla metà del decennio, e dimenticati per diversi anni in soffitta, i disegni sono composizioni psichedeliche in cui gli immaginari di un’intera generazione prendono la forma di surreali paesaggi meccanici e formazioni stratificate in cui corpi alieni, mani e labbra, seni, vagine, falli e tubi si fondono l’uno nell’altro. La stessa tecnica riflette la porosità del contesto in cui le opere sono state eseguite: la carta è spesso lavorata con il diluente, o acqua ragia, che permette di trasferire colori e immagini da quotidiani o fotografie e giocare con macchie e sfumature, facendo emergere favole e incastri.
Le vicende del ‘77 italiano, i convulsi anni del Movimento Frocio che conquista il Cassero di Porta Saragozza nel 1982, l’affermarsi politico dell’esperienza trans con l’approvazione della legge 164, che consente alle persone trans di vedere riconosciuto il proprio genere elettivo, sono passaggi importanti, iscritti nel significato e nell’iconografia dei disegni di Marcasciano. Tali fermenti e movimenti politici, di cui Bologna è uno dei principali laboratori, si lasciano intravedere nella Project Room del MAMbo, tramite una raccolta di materiali di archivio. Ritagli di giornali, fotografie, libri, comunicati stampa, documenti politici, flyer e copertine di dischi sono riprodotti su pannelli semitrasparenti che riconfigurano l’architettura della sala.
Le stesse atmosfere vengono attualizzate nell’installazione sonora Non siamo dove ci cercate realizzata per l’occasione da ALMARE, in cui testimonianze, canzoni, registrazioni e materiali di archivio ci proiettano nel mezzo di rumori e sogni tuttora attuali.
La mostra si realizza con la collaborazione di: MIT – Movimento Identità Trans, Divergenti – Festival internazionale di cinema trans, Archivio storico del MIT.
Si ringraziano inoltre: Centro di Documentazione “Aldo Mieli” e Centro di Documentazione “Flavia Madaschi” Cassero LGBTI+ Center.

Giorgio Morandi. Opere dalla collezione Antonio e Matilde Catanese
A cura di Mariella Gnani
Fino al 26 febbraio 2023
Museo Morandi – via Don Minzoni 14

 

La mostra Giorgio Morandi. Opere dalla collezione Antonio e Matilde Catanese presenta 27 opere appartenenti a una raccolta nata dalla passione dei coniugi Catanese, che iniziano ad acquistare fin dagli anni Sessanta i primi Morandi, dando prova del loro gusto raffinato e lungimirante in una città come Milano, che nel Novecento ebbe un ruolo fondamentale nel mondo dell’arte e del collezionismo in particolare. L’esposizione, curata da Mariella Gnani, prende avvio dal desiderio della famiglia Catanese di rendere disponibile alla pubblica fruizione parte della propria collezione e dalla volontà dei figli di esprimere gratitudine verso i genitori per aver avuto la possibilità di crescere e affinare la propria sensibilità a contatto con capolavori.
La Collezione Catanese rappresenta “un microcosmo esemplare per decifrare e intendere l’attività di Morandicome evidenzia Maria Cristina Bandera, storica dell’arte, membro del Consiglio Direttivo e della Commissione Scientifica della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi. Ciò soprattutto grazie al numero di opere presenti nella raccolta, realizzate in un arco temporale che copre quasi tutti gli anni dell’attività del maestro bolognese e che affrontano tutti i temi e le tecniche da lui trattati, nonché per l’indubbia rilevanza dei pezzi che ne fanno parte.
Giorgio Morandi. Opere dalla collezione Antonio e Matilde Catanese
 è accompagnata da una pubblicazione edita da Silvana Editoriale, con testi critici di Mariella Gnani, Maria Cristina Bandera, Luca Cecchetto, Federica Bucolini, Paolo Triolo, Sabrina Burattini, Laura Valentini e le schede delle 90 opere appartenenti alla collezione Catanese a cura di Stella Seitun.

Per la realizzazione dell’esposizione si ringrazia l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo | Scuola di Conservazione e Restauro che ha affiancato la curatrice per il controllo delle opere durante il periodo espositivo e per alcune indagini legate alla caratterizzazione dei materiali, alla documentazione digitale e alla diagnostica non invasiva.

L’ “Epoca” di Mario De Biasi. Morandi attraverso l’obiettivo
A cura di Lorenza Selleri e Silvia De Biasi
Fino al 5 febbraio 2023
Casa Morandi – via Fondazza 36

A Casa Morandi si consolida la programmazione di eventi espositivi dedicati ad artisti che, con il proprio lavoro, a vario titolo e attraverso media diversi, hanno stabilito una relazione con Giorgio Morandi. Fino al 5 febbraio, negli spazi di quella che fu la dimora-studio del maestro bolognese, è visibile L’ “Epoca””di Mario De Biasi. Morandi attraverso l’obiettivo, mostra fotografica che presenta una straordinaria serie di ritratti non posati dell’artista nel suo ambiente domestico, realizzati nel 1959 da Mario De Biasi, allora fotoreporter di “Epoca”. L’esposizione è curata da Lorenza Selleri e Silvia De Biasi, figlia del fotografo e responsabile dell’Archivio paterno.
È l’aprile del 1959 quando Mario De Biasi, inviato da Enzo Biagi, giovane direttore della rivista “Epoca”, si reca in via Fondazza 36 per realizzare un reportage su Giorgio Morandi. Noto per il carattere schivo e la ritrosia verso qualunque forma di esposizione della sua persona, l’artista accetta tuttavia di essere fotografato tra le mura di casa, nel salotto in cui si accoglievano gli ospiti, rigorosamente in giacca e cravatta.
Il servizio ci restituisce un Morandi non in posa, che non assume atteggiamenti innaturali o forzati, rientrando perfettamente in un genere che De Biasi aveva già sperimentato, quello dei ritratti di personaggi famosi colti nella loro quotidianità, per i quali aveva coniato la definizione: “ritratti in maniche di camicia”.

Antologia della moto bolognese, 1920-1970
Fino al 28 maggio 2023

Museo del Patrimonio Industriale – via della Beverara 123

Antologia della moto bolognese, 1920-1970 porta a compimento un ampio e importante lavoro di indagine condotto negli anni dal Museo del Patrimonio Industriale con l’obiettivo di realizzare una puntuale e completa ricognizione dell’industria motociclistica in area bolognese – terra di motori per eccellenza – dalla nascita negli anni Venti del Novecento fino agli anni Sessanta, contestualizzandone gli scenari di evoluzione tecnica, produttiva e aziendale.
La mostra Antologia della moto bolognese, 1920-1970, organizzata con il contributo dell’Associazione Amici del Patrimonio Industriale, ripercorre cinquant’anni di produzione motociclistica bolognese che si è distinta, fin dagli esordi, per l’inventiva e le capacità di numerosi tecnici che si sono cimentati, con diversa fortuna, nella realizzazione di veicoli sempre molto curati, non solo dal punto di vista costruttivo, ma anche estetico, imponendosi inoltre ai più alti livelli, con le versioni da competizione, in ambito nazionale ed estero.
Attraversando stagioni diverse e spesso difficoltose – la fase pionieristica, le ristrettezze e le distruzioni del periodo bellico, la ripresa ed il miracolo economico – le piccole e medie case costruttrici della città e del territorio circostante hanno sempre esposto nelle “vetrine” delle fiere del settore, e quindi offerto sul mercato, una gamma di motocicli unica per quantità, varietà e bellezza.
Il percorso espositivo presenta 32 motociclette realizzate dai più importanti marchi del cinquantennio ed è arricchito da una serie di materiali multimediali: sette contributi filmati provenienti dall’Istituto Luce, l’intera serie delle moto esposte nelle precedenti esposizioni e il filmato, prodotto dal museo, Italiani in motocicletta, basato sui cinegiornali dell’Istituto Luce (1930-1940).

A ciascuno il suo giorno
A cura di Raffaella Salato
Fino al 12 febbraio 2023

Museo del Patrimonio Industriale – via della Beverara 123

La mostra, a cura di Raffaella Salato, porta al pubblico l’eredità della Longo S.p.A., una delle aziende che hanno fatto la storia dell’industria in Italia negli anni del boom economico e che dagli anni ’30 fino agli anni ‘70 del secolo scorso sono state un’eccellenza nel mondo.
L’esposizione, organizzata da Ascanio Balbo di Vinadio, collezionista e nipote di Giorgio Longo, (1909-1973), ultimo presidente della Longo S.p.A., si sviluppa in un duplice registro, artistico e storico, dal momento che presenta, da un lato, la serie di quadri realizzati appositamente per la mostra da Marco Angelini e, dall’altro, le foto e i documenti d’epoca, compiendo un percorso inedito nella storia della fabbrica, che per decenni ha prodotto e distribuito cancelleria, inchiostri e materiale per l’ufficio in Italia.
Vengono esposte, così, opere che rileggono la storia e la filosofia dell’azienda Longo S.p.A., dandone un’interpretazione personale con l’uso all’interno delle opere di prodotti originali della fabbrica di cancelleria. Allo stesso tempo il percorso espositivo si snoda attraverso testimonianze storiche che ci riportano ai tempi in cui l’azienda consolidava il suo ruolo nel panorama dell’industria nazionale e internazionale, un caso esemplare di quanto fosse vitale e di successo lo slancio produttivo dell’Italia a cavallo e dopo il secondo conflitto mondiale.
La mostra espone 14 tele di diversi formati, a tecnica mista, grazie all’utilizzo di prodotti originali di cancelleria della Longo S.p.A., realizzati tra gli anni ’30 e gli anni ’70, in cui l’artista ne ripercorre idealmente la vicenda e la filosofia.
Gomme da cancellare, incluse quelle esagonali per eliminare i tratti di penna, pastelli a cera, cuscinetti di inchiostro per timbri, righelli e squadre, la carta-carbone che serviva a replicare in più copie i documenti sono al centro delle opere di Angelini e raccontano di un cambiamento epocale delle abitudini che ha investito la nostra società in tempi rapidissimi e che ha visto il digitale prendere il posto dell’analogico.
Il titolo della mostra sottolinea l’importanza dell’arte nel dare valore alla memoria, nel rileggere la storia per attribuirle significato, per consegnarla e renderla percepibile alle nuove generazioni, nonostante lo scorrere del tempo.