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Terra murata, la contrada più antica dell’isola di Procida. Dal mare salgono una sull’altra e colori pastello delle case. Detta l’isola del cinema.

La sorella più piccola delle tre Regine del Golfo di Napoli. Certamente la meno imponente e sontuosa, quando i termini di paragone sono Ischia e, ancor di più, Capri. Per associazione di idee, la mia mente va a quelle famiglie in cui sono presenti tante belle giovinette e una è la figlia meno appariscente, a prima vista più “normale”. Ma non per questo inferiore alle altre come pregevolezza. E magari capita spesso che più la si frequenti, più la si ammiri, più venga la voglia di approfondirne ulteriormente la conoscenza. Ecco: questo è il caso di Procida.

Si tratta di un’isola piccolina (meno di quattro chilometri quadrati di estensione) che fa parte dell’Arcipelago Flegreo insieme a Vivara, Nisida, e la grande Ischia. Piuttosto bassa, possiede una bellezza tipicamente mediterranea fatta di case color pastello, barche di pescatori e piccoli borghi che si inerpicano sulle colline.  Più intima nel suo essere, anche se, tutt’intorno, gli scorci sul mare blu cobalto restano straordinari. La sua semplice autenticità la rende più accogliente rispetto alle due ingombranti Sorelle.

Se Capri è l’esaltazione della bellezza assoluta e Ischia del benessere a 360 gradi, Procida è un inno all’autenticità e all’accoglienza. Basti pensare che – piccola com’è – possiede addirittura tre porti! All’arrivo colpisce la sua prima peculiarità: case delicatamente variopinte, non presenti né ad Ischia, né a Capri. Guardandole, cominciano a raccontarti che è un luogo di pescatori e naviganti. Questo da sempre, fin da quindici secoli prima di Cristo, anche se non possediamo documenti sicuri. Le prime testimonianze certe, infatti, risalgono al 1500 e 1600, quando i Micenei (popolo di navigatori guerrieri provenienti dalla Grecia), scelsero Procida come loro sede per la fabbricazione dei metalli.

Ciò è attestato da numerosi reperti ritrovati sull’isolotto di Vivara, oggi collegata a Procida mediante un ponte, ma allora, molto probabilmente, ad essa unita. Vivara si trovava, infatti, in posizione strategica tra le coste del medio Tirreno e i maggiori centri che, durante l’età del Bronzo, erano nelle isole Eolie. Supponiamo, quindi, che queste diverse popolazioni vivessero fianco a fianco in modo pacifico e costruttivo con scambi di attività diversificate, comprese le tecniche di lavorazione di ceramica e metalli. Ciò era conveniente per tutti. Da sempre l’arricchimento di un’etnia viene dagli scambi di culture! Forse oggi dovremmo ricordarcelo più spesso…  L’Arcipelago Flegreo, insieme alla Sicilia e alle Isole Eolie, rappresentò, quindi, uno dei primi luoghi ove approdò la civiltà greca in Italia.

Il mare, per Procida, ha sempre costituito un elemento di unione, di sviluppo, di forza, mai di divisione. “L’isola che non isola” è diventata la sua definizione dopo la nomina a Capitale della cultura 2022. Appellativo integrato e rafforzato dallo slogan “LA CULTURA NON ISOLA”. Come ha dichiarato Agostino Riitano -autore e direttore del Progetto- “Questa frase è diventata un motto popolare, e poi nazionale, che abbiamo coniato prima della pandemia e durante la pandemia ci ha sostenuto, perché ha consentito a tutti quanti di capire che la cultura può spezzare gli isolamenti. Il 2022 prevede un programma di 44 progetti (di cui 34 originali) e 150 eventi distribuiti in un cartellone di quasi 300 giorni di programmazione, con 350 artisti provenienti da 45 Paesi differenti del mondo. Grandioso…

Anche l’astronauta giapponese Soichi Noguchi, ha voluto omaggiare quest’isola. Nell’Aprile del 2021, infatti, le ha dedicato una bellissima fotografia scattata dallo spazio, in cui ne paragona la forma ad un gatto. La foto ha fatto il giro del mondo, contribuendo ad accrescere il momento di popolarità che Procida sta vivendo.

Le passeggiate a piedi sono sicuramente il modo migliore per assaporare questo luogo. Scorci, architettura tipica, paesaggi e panorami, odori di arancio e limone, soprattutto in primavera. Si respira aria di tradizione. La gente del luogo, infatti, è molto legata alle sue origini. In particolare quella del Santo Patrono S. Michele Arcangelo che si festeggia l’8 maggio e il 29 Settembre.

Ma Procida è anche chiamata “l’isola del cinema” in quanto scelta da molti registi come luogo ideale per le ambientazioni delle loro vicende. Sono state girate qui ben 34 pellicole cinematografiche. Tra tutte, per la gente di qui ma anche per tutti gli italiani, la più preziosa è stata senza dubbio “Il postino”. Ultimo film di Massimo Troisi, il suo testamento- capolavoro. Il film è, nel suo intero, pervaso da un’umanità e una dolcezza che direttamente sgorgano dall’animo di Troisi, il comico dagli occhi tristi.

Quella malinconica tristezza (data di certo dal presagio della morte imminente), quella semplicità e ingenuità, quella modestia, quella deferente ammirazione verso il grande poeta Neruda (P. Noiret), rendono Troisi e il suo umile personaggio (Mario Ruoppolo) un gigante. Quando l’ho visto, ho amato in particolare l’infinita tenerezza della scena in cui Mario gira amorevolmente tutta l’isola per registrarne i suoni da consegnare al suo adorato poeta. Ma il film è una poesia dall’inizio alla fine, in ogni scena, in ogni dialogo, in ogni pensiero narrato, in ogni scorcio sul mare.

Procida fu scelta accuratamente da Troisi per la maggior parte delle riprese. Marina di Corricella è il bellissimo borgo di pescatori in cui si svolge la storia. Molte riprese, però furono effettuate anche a Salina, nelle Eolie, e precisamente a Pollara. Quest’ultima, naturalisticamente parlando, è molto più intensa di Procida. Nel film la casa di Neruda era qui. Chiamata “la casa rossa” è possibile visitarla anche adesso, percorrendo una stradina arida e assolata in mezzo a fichi d’India e vegetazione mediterranea spontanea. Dalla sua veranda è possibile ammirare la meraviglia dell’Arcipelago delle Eolie in tutta la sua bellezza. Se poi restate fino al tramonto godrete di uno scenario tra il mistico e lo spettacolare mozzafiato, ascoltando, nel silenzio assoluto, il concerto del vento e del mare.

Tornando alla nostra passeggiata assolutamente da visitare Palazzo D’Avalos che, al di là dell’interesse artistico e storico è particolarmente importante perché risulta essere un imponente testimonianza della storia politica, militare e urbanistica dell’isola. Costruito nel 1500, fu dapprima Palazzo signorile, poi residenza reale dei Borbone, poi ancora scuola militare, per divenire, nel 1830, carcere del Regno. Nell’anno 1988 fu chiuso definitivamente.

Per finire un tocco dedicato al palato. Da queste parti, in quanto a godimento, la cucina e le prelibatezze ad essa legate vanno di pari passo alle bellezze paesaggistiche. I buoni piatti sono tanti, assaggiatene il più possibile! Io, da proverbiale amante dei dolci, mi sento di consigliarvi la “lingua al limone”, davvero fantastica per una prima colazione che ti rimette al mondo!

Bene, a questo punto spero di avervi fatto “venire la voglia” – ovunque vi troviate – ti preparare la valigia e partire!  Organizzatevi prima che termini la manifestazione e non ve ne pentirete.

Ne sono più che certa!

Di Rima