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In questo articolo, riallacciandomi alla musicoterapia, voglio dedicarmi alle relazioni tra l’ambiente e la musica (e i suoni in generale).

A tutti noi è noto quanto il mondo sonoro- musicale abbia avuto da sempre una considerazione particolare nella storia dell’uomo.

Sappiamo che i suoni viaggiano nell’aria sotto forma di energia (spostamento di molecole) e possiedono delle variabili (altezza, intensità, timbro e durata) che conferiscono a ciascuno di essi la sua particolare caratteristica.

Questa energia sonora, spostandosi, provoca precisi effetti sui corpi che incontra durante il suo cammino. Il primo esempio che mi viene in mente è il fenomeno fisico della risonanza, cioè della capacità di due corpi di entrare in convibrazione, se uno dei due inizia ad oscillare.

Nei nostri tempi, da molti decenni, a diversi livelli e in svariati modi, si studiano le modificazioni che provocano i suoni sugli elementi. Tutto sommato la musicoterapia non è altro che un’applicazione pratica fatta sull’uomo di tali studi.

Aggiungo che attualmente stiamo vivendo una rinnovata sensibilità ambientale, causata dai mille problemi che tutti conosciamo. Ciò ci spinge ancor di più a cercare nuovi canali di comunicazione col mondo della Natura. Parliamone, allora!

Diversi esperimenti nel mondo

Negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, il professore indiano T.N. Singh, aveva compiuto esperimenti su piante che, se a contatto di determinata musica, mostravano una crescita più rigogliosa. Tale esperimento fu inserito e divulgato nel libro “The Secret Life of Plants” (1973) di Christopher Bird (botanico e scrittore) e Peter Tompkins (giornalista e agente segreto). Si trattava di una raccolta di testimonianze delle relazioni fisiche, emotive e spirituali tra le piante e l’uomo.

Sorprendente – anche se non suffragato dalla scienza tradizionale- fu l’esperimento condotto dal ricercatore giapponese Masaru Emoto (2007) che espose cristalli di acqua gelata a diversi tipi di musica, constatando come le loro molecole si assemblassero tra loro in modi simmetrici oppure assolutamente disordinati, a seconda del tipo di ambiente sonoro cui erano entrati in contatto.

Ancora: il dott. Stefano Mancuso (tra i massimi esperti al mondo nel campo della neurobiologia vegetale) nel 2017 evidenziava come – esponendo a determinati filari di viti una certa musica – venisse prodotta una maggiore quantità di uva che, peraltro, maturava in tempi più brevi, grazie anche ad un numero molto minore di parassiti. Questi ultimi infatti, con l’utilizzo di determinate frequenze sonore, entravano in confusione e, non riuscendo a trovare il partner per l’accoppiamento, consentivano una netta riduzione delle infezioni per le piante.

L’esperimento del M° Sara Micheletto, violinista

Anche se esisterebbe una letteratura infinita su questo tema, voglio terminare – da musicista di professione quale sono –  con gli esperimenti realizzati in casa dal maestro Sara Micheletto, violinista dell’orchestra del teatro La Fenice di Venezia.

Quest’ultima, insieme al fratello Giampaolo, sta studiando modalità di dialogo tra noi e le piante attraverso il suono del violino in particolare. A tale scopo ha scritto e registrato un brano che si compone di note di frequenza compresa tra i 155 Hz (quarta corda del violino scordata) e 311 Hz (un’ottava sopra circa). Esso è formato da cinque parti, di cui tre note rappresentano una citazione di un particolare pezzo di Beethoven (l’ultimo tempo del Quartetto op. 135.)  Tale a musica è stata “fatta ascoltare” a due piantine di trifoglio.

Il primo esperimento, iniziato nell’Aprile del 2021 e terminato dopo 3 mesi, ha evidenziato quanto segue: la fioritura è stata di quattro fiori nel vaso delle piante che avevano “ascoltato” musica e di soli due fiori in quelle che invece non sottoposte all’esperimento. In più, le piante “ascoltatrici” erano fiorite una settimana prima delle altre.

Al di là di ciò, quello che davvero conta per la musicista Sara Michieletto non è tanto l’osservazione della pianta, quanto la relazione che si instaura con essa. Per questa ragione i suoi esperimenti, ovviamente, continueranno.

Concludo con una considerazione personale.

Considerate le innumerevoli ed allarmanti deficienze che l’essere umano ha manifestato (specialmente negli ultimissimi anni), una rinnovata ed umile ricerca dei comportamenti a norma di vita del mondo vegetale e animale potrebbe aiutarci a ritrovare la strada.

Quella strada fatta di semplice, elementare, immediata trasparenza che il mondo della Vita dona, in origine, ad ogni sua creatura.

Chissà…

Di Rima