Spread the love

Domenica pomeriggio sul tardi, fuori dalla propria stanza l’inverno domina la scena e la temperatura è bassa. Sugli schermi televisivi negli anni 90 appaiono le puntate di Casa Vianello. Tutti sappiamo e tutti conosciamo, un telefilm (si ribalta il timpano dell’orecchio al solo udire di questa parola, ormai vetusta) con il classico scontro tra Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Durante la puntata succede tutto e il contrario di tutto. Poi, la scena finale è sempre la stessa, “che barba che noia”, “e io son stufa”, e una Gazzetta dello Sport vecchia di un giorno che si fa fatica a leggere.

Torniamo al 2022 è lo scenario è sempre lo stesso. Forse manca solo la rosea, sostituita dalla notizia dell’ultimo minuto su qualche app o su qualche sito d’informazione. C’è tutto, c’è anche lo stesso ed identico finale. Ma è quello della Coppa Italia di pallavolo femminile, svoltasi a Casalecchio di Reno, dove siamo abituati a guardarci il basket. Succede tutto e il contrario di tutto, ma nella scena finale c’è sempre Conegliano che alza un trofeo. In questo cambia da persona a persona l’essere stufi o dare i calci alle coperte, ma è davvero probabile che possa emergere un sentimento di ammirazione per come il club veneto, tra un Prosecco e l’altro, non smetta di dominare la scena. Un po’ come l’inverno.

Isabelle Haak, 23 anni, opposto svedese, è stata eletta miglior giocatrice della Coppa Italia

In estate diversi cambiamenti, va via Paola Egonu, ma l’mvp della Final Four è sempre l’opposto delle Pantere. Non più l’asso della Nazionale ed ora dal Vakif, dove sta affrontando un’esperienza tra tante difficoltà, ma la svedese Isabelle Haak. C’è un momento in cui le avversarie prendono quota? Wolosz allarga per Haak ed ogni problema è risolto. Non può essere un caso. Conegliano continua a non vincere non solo per la grande qualità delle proprie interpreti, ma perché il castello che viene costruito ogni anno funziona a meraviglia. E quando togli un pezzo non crolla nulla. La mia idea è questa.

La cornice di pubblico del PalaSport di Casalecchio di Reno, vicino Bologna, per le finali di Coppa Italia

Le avversarie con Conegliano devono giocare per forza al 100% per vincere, ma se Conegliano gioca al 100%, allora puoi giocarti la vittoria fissa delle gialloblu. C’è ancora troppa differenza con le dirette concorrenti, anche per lo Scudetto non vediamo alternative al gruppo di Daniele Santarelli, di cui stiamo provando a capire se per il pubblico diventa antipatico perché vince oppure se vince sempre facendo leva sulla parte dell’antipatico. Ma qui proviamo a parlare di sport, sulle questioni caratteriali lasciamo il campo alle “belve” di Francesca Fagnani.

Uno dei momenti più toccanti. L’esibizione della maglia di Sara Anzanello, campione del mondo nel 2002 e morta a soli 38 anni

Poniamo un’altra questione extrasportiva. Parquet totalmente fucsia, grafiche rosa, inserimento di rosa shocking e di viola leggero in ogni ambito possibile. Nel 2023 non è una limitazione per le donne essere identificate solamente con questi colori, in un mondo sempre più variegato e aperto a tutto? O almeno è quello che speriamo. Lanciamo il dibattito. In finale non è riuscito a ribaltare il pronostico la squadra di Monza, che negli scorsi mesi ha spostato il proprio raggio d’azione a Milano.

Una fase di gioco di Milano, con la palleggiatrice della Nazionale, Alessia Orro. Attualmente le lombarde sono terze in classifica.

E qui un’altra questione. Porta vantaggi trasferire una squadra in una città più grande? Come si fa a renderla veramente milanese, tra Inter, Milan, Olimpia e via discorrendo? Non è più semplice puntare sull’attaccamento di una città più piccola, al di là del prorompente Monza di Berlusconi? Il roster ha più esperienza quest’anno, ma ancora non ci siamo per vedere il gruppo di Gaspari viaggiare sulla linea parallela di Conegliano. Poteva fare qualcosa di più anche Novara, che in semifinale ha ceduto per 3-1 alle campionesse di tutto.

Siamo alle solite con la formazione di Lavarini. Ogni volta che si speri faccia il decollo, non ci si alza da terra. E una volta non becchi la giornata giusta, e una volta si fa male Bosetti sul più bello e una volta non sfrutti le potenzialità a tua disposizione. Lo diciamo perché Novara ha le chance per poter vincere qualcosa, ma non lo fa. Si può andare oltre il “battiamo forte sperando di mettere in difficoltà la loro ricezione”. Ci sono altre armi da affilare e da sfruttare.

Chiudiamo con Bergamo, il cui successo era già aver ottenuto la qualificazione alla Final Four grazie all’inaspettata vittoria in casa di Scandicci. Sapevamo che avrebbe potuto fare poco per far gioire una piazza storica, che ha vinto tanto nei tempi passati e che solo due anni fa sembrava già fallita e poi diventata, per fortuna, protagonista. Unico problema il campo di gioco che non fa palpitare le mie papille gustative, con vetrate sul campo e persone che transitano davanti alla telecamera mentre si gioca. Cara Bergamo, ti vogliamo in grande spolvero, come l’Atalanta.