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Operazione unisex: la preparazione della conserva di pomodoro

di Natalia Parisella

A differenza di tante altre domestiche, la preparazione della conserva di pomodoro vedeva coinvolti anche gli uomini di casa! In veste di “fuochisti”, in genere.  E di gestori dei contenitori e dei mitici “tappi a corona” metallici, con cui si chiudevano le bottiglie.
L’uso dei barattoli con tappo a vite o di altri tipi di contenitori in vetro è più recente: in genere si usavano le bottiglie di gazzosa, di birra, di coca-cola e altre, accuratamente conservate dopo il loro uso durante tutto l’anno.


Le tipologie di conserva

Quelle “antiche” prevedevano la preparazione dell’essenziale per le ricette semplici del tempo: il concentrato di pomodoro, la passata, le “pelli”; quest’ultime consistevano in listerelle di pomodoro San Marzano tagliate per il lungo, non spellate, infilate con qualche foglia di basilico attraverso gli stretti colli delle bottiglie più piccole, grazie a dei bastoncini di legno.
Erano destinate alla pizza, alla pizzaiola, ecc. I “pelati” sono stati una “comoda invenzione” successiva, eliminando la buccia del pomodoro con l’operazione della scottatura in acqua bollente.

Bellissimi ricordi

Nel cortile di Nonna Virginia, nel centro storico del paese la rituale preparazione della conserva di pomodoro diventava una FESTA! Grande catena di montaggio! Nonna la Ras del quartiere riuniva le donne…e tutte insieme preparavano per le famiglie di tutti!
Io ero addetta proprio alle “pelli”: operazione di grandissima responsabilità e precisione.


Anche se ogni anno, visionaria anticipatrice del pelato e dei pezzettoni!, provavo a chiedere di eliminare PRIMA, la buccia, per non doverlo fare con fastidio DOPO mangiando! Ma…era una battaglia persa in partenza: cosa mai potevo io, piccola bimbetta, “contro” la Tradizione?

Mio compito era anche quello di scappare a comprare i tappi imprevisti nel polveroso emporio tra i vicoli…perché si aggiungeva sempre qualche bottiglia in più, o qualche famiglia in più!

E poi: il fuochista!!! Nonno Gaetano gestiva due enormi bidoni su treppiedi, in cui si bolliva il tutto. In quel cortile ci sono ancora due porzioni di muro di pietra angolari annerite dal fuoco ripetuto negli anni. Stesse scene, altre modalità, altro periodo dell’anno, altre attrezzature ed ingredienti, si ripetevano al momento di preparare i carciofini sottaceto…con le conche enormi di carciofi e mezzi limoni galleggianti in acqua. E le donne che raccontavano storie, ridevano, a volte litigavano, e cantavano.

Suoni, odori, scene, e atmosfere indelebili. Che mi hanno infuso l’amore per le tradizioni e per la gente.

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