L’Alto Adige non parla molto italiano, ma tiene in alto l’Italia alle Olimpiadi invernali.
Lo stiamo vedendo nei primi giorni delle Olimpiadi invernali di Pechino, dove la pattuglia azzurra si sta facendo notare, conquistando medaglie sonanti e successi che accendono gli animi di tutti gli italiani. Ma viene da chiedersi: come mai c’è stato così poco “hype” per questo evento a cinque cerchi? Ovvero: perché così poca attesa e perché sono così poco riconoscibili i personaggi che sono ai vertici degli sport che si svolgono su neve e ghiaccio?
Mentre per le Olimpiadi estive, comunque, un minimo arrivava all’appassionato di sport medio o agli spettatori che si avvicinano a questo mondo solo una volta ogni quattro anni, questo non sta accadendo ora. Nel curling abbiamo vinto un oro storico con Stefania Constantini e Amos Mosaner, ma per parlare dell’incredibile affermazione sentiamo dire che “Stefania è bella, ha un magnifico sorriso. No, non è fidanzata con Amos, sta con un altro ragazzo”, oppure “Amos tifa Inter e ama i cani”.
Quello che accade molto spesso per far diventare personaggi gli atleti degli sport minori è questo: se sei donna, ti fanno apparire bella (o perlomeno ci provano, di esempi ce ne sono, ma vogliamo essere galanti) e magari ti propongono uno shooting fotografico sexy per qualche periodico (20 anni fa c’erano i famosi calendari, ma Instagram li ha uccisi).
Se sei uomo, ti chiedono per quale squadra di calcio tifi e magari ti fanno costruire qualche polemica social prima di qualche partita importante, sempre per creare la famosa “hype”. Tutto questo senza nemmeno accennare ad un altro tema molto calcato, ovvero le storie d’amore. Pellegrini-Magnini insegna.
Ma torniamo alla domanda d’apertura: perché le Olimpiadi invernali diventano importanti solo se vinciamo? Una chiave di lettura molto probabilmente è la provenienza degli atleti che partecipano. Lo diciamo subito: i meridionali non ci sono. Neanche uno, sotto Roma non se ne parla proprio. Nonostante il Terminillo, nonostante Ovindoli e tante altre belle piste che ora non mi vengono in mente.
Ho quindi fatto una ricerca devastante, andando oltre quanto scritto sui portali ufficiali, infatti per gli oriundi ho considerato le zone d’Italia dove sono diventati sportivi d’alto rango. Da dove provengono i protagonisti dell’evento di Pechino? Sembrerà incredibile, ma solo la provincia di Bolzano ha 29 atleti. E quella di Trento 17, per cui una sola regione mette insieme più di un terzo di tutti gli azzurri.
Mica è finita. Nello slittino abbiamo solo ragazzi dell’Alto Adige. Una provincia che combatte da sola contro la Germania e gli squadroni del Nord. Brunico e Bressanone, che insieme fanno 40mila abitanti, portano una decina di rappresentanti. La Lombardia si difende a quota 20, ma i milanesi sono in minoranza. 10 per Piemonte e Veneto (con l’interessante Pieve di Cadore), otto per Valle d’Aosta e Friuli (senza Venezia Giulia, che non li ha).
L’Emilia ne ha solo uno, il Lazio ne ha ufficialmente quattro, ma ho tolto i fratelli Marsaglia che si sono formati in val di Susa. Ho avuto dubbi per Rizzo, che è esploso fuori dal Lazio, rimane Lollobrigida, che si è comunque trasferita, rimanendo però in Regione.
Ma c’è, incredibilmente un’eccezione: la nazionale di bob. Qui troviamo il romagnolo Bilotti, i toscani Fantazzini e Delmas ed il marchigiano Pagnini. Per queste regioni sono le uniche presenze, a parte la Romagna che ha anche Guarise.
Che mondo è il bob? Mi torna in mente la storica nazionale di bob giamaicana, che per un periodo fu anche ingaggiata come testimonial della Fiat.