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Nikola Tesla, padre dell’elettricità, inventore dell’applicazione nell’industria dell’elettricità a corrente alternata.

di Riccardo Bramante

Abbiamo mai pensato a come sarebbe la nostra vita se non ci fosse la corrente elettrica? Niente illuminazioni nelle strade e nelle case, niente tv, niente radio e, soprattutto niente progresso industriale. Già perché tutte le fabbriche, più o meno, vanno avanti con l’elettricità. Dobbiamo, perciò, essere riconoscenti ad un personaggio oggi poco noto (se non forse per una marca di auto) Nikola Tesla.

Nato in un piccolo villaggio della Serbia (oggi Croazia) nel 1856, Tesla fin da bambino rimaneva incantato a guardare dalla finestra i fulmini che cadevano durante i temporali. Si chiedeva da dove provenissero e se fossero riproducibili dall’uomo. Cresciuto, non poteva diventare altro che un fisico e ingegnere elettronico. Inizia ben presto a studiare il possibile sviluppo di motori a corrente alternata applicata ad un campo magnetico rotante.

Con queste idee innovative, trovando troppo stretta l’Europa, si trasferisce negli Stati Uniti nel 1884 ed entra così in contatto con Thomas Alva Edison. Proprio in quel periodo Edison studia le possibili applicazioni nell’industria dell’elettricità a corrente continua.

Le visioni dei due personaggi sono, però, troppo distanti e fruttano solo incomprensioni e cause giudiziarie che inducono Tesla a continuare da solo i suoi esperimenti. Quelli successivi sono anni difficili per la mancanza di investitori che avessero fiducia nei suoi progetti. Un giorno trova in George Westinghouse questa fiducia. E’ lui l’industriale che gli consente di mettere a punto un sistema per la generazione e l’utilizzo della corrente alternata trasmissibile anche sulle lunghe distanze. Questa sistema è quello tutt’oggi ancora utilizzato.

La dimostrazione concreta del progetto si ha quando, nel 1893, in occasione della “Esposizione Mondiale Colombiana” a Chicago l’intera manifestazione viene illuminata con la corrente alternata.

Seguono altre applicazioni della nuova tecnologia con una centrale idroelettrica alle cascate del Niagara, la realizzazione delle prime lampade luminescenti, antesignane delle attuali luci al neon, e l’invenzione di un trasformatore ad alta tensione capace di generare fulmini come quelli che vedeva da bambino.

Contemporaneamente Tesla si dedica anche agli studi sulle onde elettromagnetiche applicabili alla telegrafia senza fili entrando in concorrenza con Guglielmo Marconi che rivendica la priorità dell’invenzione. Diatriba che dura moltissimi anni senza alcuna certa soluzione neanche nei vari tribunali che emettono sentenze discordanti anche se il Premio Nobel per la fisica è attribuito nel 1909 a Marconi.

La grande intuizione di Tesla è quella mai realizzata: creare una energia libera, illimitata a costo zero sfruttando la risonanza della Terra. Intuizione che è stata subito osteggiata dal suo finanziatore J.P. Morgan, il quale capisce di non poter trarre alcun profitto commerciale da una invenzione che può essere messa a disposizione di tutta l’umanità gratuitamente.

Per quanto genio nel campo dell’elettricità, Tesla era un uomo assolutamente solo e privo del senso degli affari per cui visse quasi sempre in uno stato di semipovertà anche se alloggiava in hotel di lusso pagati dai suoi finanziatori che, però, si rifacevano monetizzando le sue invenzioni.

Con il passare degli anni i disturbi psicologici di cui aveva sempre sofferto si aggravano, trasformandosi in vere e proprie ossessioni, come, ad esempio, quella del numero 3 e dei suoi multipli, per cui pretendeva che negli hotel dove di volta in volta andava ad abitare, gli fosse assegnata una stanza avente tale numero. Ancora oggi l’Hotel New Yorker, dove morì il 7 gennaio 1943, conserva intatta la sua stanza ovviamente numero 3327. Ma anche dopo la sua morte le invenzioni di Tesla non trovarono pace: il giorno successivo la sua scomparsa sembra che la CIA sia entrata nella sua stanza per sequestrare tutti i documenti e le carte esistenti in quanto si riteneva che stesse in procinto di realizzare un cosiddetto “raggio della morte” (Teleforce) che, per le sue enormi, potenziali capacità distruttive avrebbe dovuto impedire, nelle intenzioni di Tesla, il ripetersi delle guerre pena la distruzione dello stesso genere umano e che lui, perciò, ribattezzò “raggio della pace”.