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Andando qua e là per documentarmi riguardo al mio prossimo, imminente, spettacolo, mi sono imbattuta in una informazione che mi ha un poco sorpresa… La notizia riguarda l’icona della femminilità esplosiva “all over the world”, l’intramontabile Marilyn Monroe, vivissima e presente ancora tra noi grazie a quella sua incredibile e travolgente bellezza, unita ad una ingenua simpatia.

Di lei la nostra grande Gina Lollobrigida (scomparsa da poco) disse in un’intervista rilasciata cinque anni fa: “Era di una semplicità, di una ingenuità, di una modestia, soprattutto! Non era sicura di sè… era molto, molto fragile…proprio perché aveva cuore l’ho vista piangere e mi ha fatto veramente male…. È un peccato che non avesse il carattere forte che ho io. Forse sarebbe ancora viva se avesse avuto un carattere più forte…”

Probabilmente Marilyn è divenuta immortale perché ha saputo lasciare quella personalissima impronta di trasparente autenticità in un mondo di celluloide fatto di falsità e una buona dose di cinismo.

Ma torniamo alla notizia su cui si è soffermata la mia attenzione. Era il 1958, siamo a Napoli, durante la sesta edizione del festival. Marilyn sarebbe potuta essere l’ospite d’onore. L’idea era partita da una casa discografica americana che era interessata alla rassegna napoletana per poter diffondere i brani del festival presso le comunità italiane in America. In pratica si voleva far incidere ad Harry Belafonte e Perry Como le canzoni interpretate dai cantanti napoletani. Un po’ come è accaduto e accade oggi all’interno del Sanremo nazionale.

L’operazione aveva come fine ultimo un auspicato, consistente business di vendite americane, ovviamente.
Purtroppo (o per fortuna, non sappiamo) però, la trattativa con gli organizzatori del festival trovò una certa, non prevista, resistenza da parte di questi ultimi. Fu allora che, per sbloccare la situazione, i discografici americani tirarono fuori l’asso nella manica: la partecipazione, come ospite straordinaria, nientepopodimeno che di Marilyn Monroe. La leggendaria Marilyn, infatti, era stata precedentemente contattata ed aveva accettato! La clamorosa offerta, che non so quanti all’epoca avrebbero rifiutato, trovò da parte di Napoli una risposta altrettanto clamorosa: no! Il potenzialmente storico evento, così, non si realizzò mai. Fu un bene o un male questa opposizione? Non lo sapremo mai.

A guardare la cosa con un occhio moderno sembrerebbe un’assurdità, considerato il calibro del personaggio in questione. In realtà la motivazione del diniego fu assai intelligente e lungimirante: il progetto americano avrebbe per Napoli seriamente compromesso i proventi della manifestazione, portando danno a tutto il meccanismo economico che gravitava intorno al festival.

È chiaro, infatti, che cantanti del calibro di Perry Como e Harry Belafonte avrebbero completamente oscurato il successo di un Sergio Bruni o di un Nunzio Gallo (che vinse quell’edizione insieme ad Aurelio Fierro) compromettendo irrimediabilmente il business italiano. Il rifiuto degli organizzatori fu, quindi, una difesa, degnissima di rispetto, del prodotto made in Italy.

Dopo la sorpresa, concludo con una amara osservazione: evidentemente, dal lontano 1958, l’orgoglio italiano per la difesa del prodotto nazionale è andato progressivamente deteriorandosi, fino a scomparire del tutto. Superficialità? Mancanza di coscienza delle proprie origini? Mancanza di cultura generale? Sicuramente tutto ciò, ma anche tanto altro ancora! Osservando come vanno le cose adesso, ahimè, non si può che prenderne definitivamente e dolorosamente atto.

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Di Rima