La vita si muove dentro queste canzoni inedite, si misura, la vediamo consumarsi. Miriam, giovanissima, cantautrice dalle radici classiche ma anche figlia di questi tempi digitali, senza troppo esagerare, sempre restando vera, acqua e sapone nonostante i computer. “A squarciagola” è un Ep denso di quel modo sentito e “urgente” di esorcizzare la vita e i suoi lati oscuri.

Quanta ispirazione c’è dietro questo primo passo discografico? Partiamo dalla vita…
C’è un’enorme quantità di ispirazione dietro questo primo passo discografico, tutta radicata nella mia vita personale e nelle esperienze che ho vissuto. Ogni canzone che scrivo nasce da un’esperienza, un’emozione o un momento particolare della mia vita. La musica è la mia forma di espressione più autentica e, attraverso di essa, posso condividere tutto ciò che sento e vivo con chi mi ascolta. È un viaggio interiore che spero di poter far vivere anche agli altri. Ho sognato per anni di poter far uscire dai locali romani la mia musica, di poter sentire le persone ascoltarla ovunque volessero. Sin da quando ero veramente piccolissima, ho suonato nei locali e nelle piazze. Quel tipo di musica, vissuta, provata e consumata in questi contesti, mi ha portato a legarmi ad essa come una seconda pelle. È una connessione profonda che si è sviluppata nel tempo, facendomi capire quanto sia importante per me portare quella vita e quella autenticità nei miei brani registrati. La cosa più bella del mio percorso è il continuo processo di apprendimento: ogni giorno imparo qualcosa di nuovo su come portare la mia vita e le mie esperienze dentro le canzoni che scrivo. Chi mi ascolta cantare spesso fa fatica a rimanere fermo su una sedia; preferiscono alzarsi, muoversi e divertirsi, immersi nelle note insieme a me. Questa capacità che la musica ha di farci comunicare, di creare un legame immediato e profondo tra me e il pubblico, è ciò che mi ispira ogni volta che entro in studio. È stata la forza motrice dietro il mio primo progetto discografico, spingendomi a creare qualcosa di sincero e coinvolgente. Questo primo passo discografico è il risultato di anni di sogni, di notti passate a suonare e di giorni dedicati a perfezionare la mia arte. Ogni nota e ogni parola sono cariche di vita e di emozioni reali, ed è questa autenticità che spero di trasmettere a chiunque ascolti la mia musica.

E poi parlando invece della musica? Radici di ascolti? L’indie italiano sicuramente penso…
Sì, l’indie italiano ha sicuramente un grande impatto su di me, specialmente negli ultimi anni. Amo ascoltare artisti come Calcutta, Cosmo e Frah Quintale. Tuttavia, le mie radici musicali più profonde affondano nel cantautorato italiano. Fin da piccola, sono stata circondata dalla musica di artisti come De Andrè, De Gregori e molti altri. Questi cantautori hanno un modo unico di raccontare storie quotidiane, di trasformare esperienze semplici in poesie musicali che riescono a toccare l’anima. La loro capacità di esprimere emozioni complesse con parole semplici mi ha sempre affascinato e influenzato profondamente il mio approccio alla musica. Questa maestria l’ho poi ritrovata in autori come Silvestri, Bersani, Fabi e Brunori Sas. Oggi si dice che quel tipo di fare musica sia svanito, ma io penso che non sia così. Siamo in una società in cui tutto va indubbiamente più veloce e spesso si è perso il valore delle parole, ma ci sono artisti contemporanei che sanno realmente trasportarti nel loro mondo. Come ho citato prima, Cosmo, ma per parlare della rappresentazione al femminile non potrei non citare Angelina Mango, che per me è una grandissima fonte di ispirazione, soprattutto se parliamo di ricerca e innovazione. I suoi brani sono mondi lontani gli uni dagli altri. Questo potere di viaggiare con la sola musica nelle orecchie è per me indescrivibile. Ed è per questo che, nonostante l’amore per le radici cantautorali, ho sempre sentito la necessità di esplorare e di mescolare questi ascolti con influenze elettroniche per creare qualcosa di personale e contemporaneo. La musica elettronica offre una vasta gamma di possibilità creative che permettono di sperimentare con nuovi suoni e texture. Questa fusione di tradizione e modernità è diventata una caratteristica distintiva del mio stile musicale.
Il risultato è una musica che riflette la mia storia e le mie influenze, ma che guarda anche al futuro. Voglio creare un ponte tra il passato e il presente, portando avanti la tradizione del cantautorato italiano ma con un tocco moderno e innovativo. Spero di apprendere sempre qualcosa di nuovo da questa ricerca continua e che questa combinazione possa risuonare con chiunque ami ascoltarmi, portando qualcosa di fresco e nuovo nel panorama musicale italiano.

Da Calcutta a De Gregori, dai The Giornalisti e Guccini… in mezzo cosa c’è secondo te?
Come direbbe un artista che amo e che cito come ponte tra questi due mondi musicale: “ in mezzo c’è tutto il resto”. Per me, c’è un universo di emozioni e storie da raccontare. Gli artisti che rappresentano un ponte tra questi due mondi sono proprio i cantautori degli anni ’90 e ‘00. Daniele Silvestri, Samuele Bersani, Max Gazzè e Niccolò Fabi hanno un ruolo fondamentale nella mia formazione musicale. Se il grande cantautorato l’ho appreso da mia madre, ascoltando da De Andrè a Guccini, questi artisti più recenti erano la colonna sonora che sentivo dalla camera dei miei fratelli. Le loro canzoni sono un connubio di giochi di parole, armonie fresche e spesso anche di riflessione. Questi cantautori mi hanno insegnato come usare la musica per trasmettere il proprio modo di vedere il mondo. Le loro liriche sono intrise di poesia e le loro melodie riescono a creare un equilibrio perfetto tra leggerezza e profondità. Mi piace pensare che il mio lavoro si inserisca in questo percorso, unendo la poesia e l’introspezione dei grandi cantautori italiani con le sonorità

Il suono del futuro? Il futuro di Miriam? Digitale sempre?
Credo che il futuro della musica sarà sempre più ibrido. Il digitale offre infinite possibilità creative, ma è importante mantenere un equilibrio con elementi più organici e autentici. Per me, il futuro è un mix di tecnologia e umanità, e spero di poter continuare a esplorare questa fusione nella mia musica. Amo sapere di avere a disposizione sempre nuove sonorità da scoprire e con cui giocare. Il mio futuro più prossimo, ad esempio, credo che sarà dedicato a sperimentare con la voce e le tante possibilità di arricchirla, senza perdere la purezza delle parole scritte. La voce è uno strumento incredibilmente versatile, e le tecnologie moderne permettono di esplorare sfumature e timbri che in passato sarebbero stati impensabili. Questo approccio fluido sento che mi permette di creare una musica che è allo stesso tempo innovativa e profondamente radicata nella tradizione cantautorale. Voglio che le mie canzoni riflettano la complessità del mondo moderno, mescolando il calore e l’intimità degli strumenti acustici con le possibilità infinite dell’elettronica.

E anche dentro le tue canzoni si respirano quegli anni ’80 di un tempo o sbaglio?
Non sbagli affatto! Gli anni ’80 sono una grande fonte di ispirazione per me, specialmente per le loro sonorità sintetiche e i ritmi pulsanti. Cerco di incorporare questi elementi nel mio lavoro, rivisitandoli in chiave moderna per creare un suono che sia al contempo nostalgico e innovativo. Ciò che ti nutre poi ti rappresenta, ed è per questo che sento di portare dentro di me tutti quegli ascolti che mi hanno nutrita e formata da quando sono bambina. Le influenze musicali degli anni ’80 mi hanno sempre affascinata per la loro capacità di essere al tempo stesso elettrizzanti e emotive.