È un esordio certamente, lo attendavamo da un po’ vista la grande carica che ci ha trasmesso video dopo video. Dolcissima e delicata Margò, rock nelle intenzioni del suo pop d’autore che molto deve la sua luce all’omaggio che ci ha regalato del brano della Carrà. Margò e questo suo “Mare di pensieri” firmato dalla Kutso Noise Home di Matteo Gabbianelli. Un disco acqua e sapone che in fondo anche nelle metriche pop più main stream e negli arrangiamenti più “scontati” (coma da prassi radiofonica), sa sempre conserva l’ingenuità della ragazza di ogni giorno, dell’amica della porta accanto…

È un esordio ma già ricco di vita, di passaggi, di video… hai proprio deciso di arrivarci così come si faceva un tempo, singolo dopo singolo, vero? Perché?
Sì è vero, mi è sembrato il modo migliore per accompagnare il pubblico all’uscita dell’album, passo dopo passo. Ho concesso a chi mi ascoltava del tempo, lo stesso tempo che mi è servito per abituarmi all’idea che stessi mettendo a nudo i miei pensieri e per far uscire anche i brani più intimi.

Il disco oggi: ha una dimensione fisica?
Non ancora, non ho voluto stampare dischi o vinili perché mi sono accorta che per ora sarebbe stato solo un mio capriccio. Sono molto attenta alla questione ambientale e quindi ho pensato che,in questo periodo storico, non fosse realmente necessario avere copie fisiche.

A lavoro con la produzione dei Kutso. Come mai questo connubio? Che suoni cercavi e che dialogo musicale hai trovato?
Con Matteo Gabbianelli abbiamo iniziato con calma, cercando di capire insieme quale direzione prendere e che impronta sonora dare alle canzoni. Dopo il primo singolo, “Se piove”, è stato tutto più chiaro e abbiamo deciso di lavorare insieme all’intero disco. Devo dire che sono stata molto fortunata, siamo molto soddisfatti del risultato finale.

Tanto suono digitale eppure l’immagine di copertina ci riporta alla semplicità di una natura quasi fanciullesca… come lo spieghi questo contrasto?
Amo giocare per contrasto e ho voluto farlo anche per la copertina del disco. Mi piace pensare che chi ascolta l’album, avendo visto solo l’immagine di copertina, possa avere l’effetto sorpresa. Ho dato risalto a un dualismo che ritrovo spesso anche nella mia vita: città-campagna, digitale-analogico. Sono costantemente affascinata da tutto ciò che c’è di nuovo, la scoperta in ogni campo, senza però allontanarmi dall’essenziale e dalla semplicità che sta nelle piccole cose.

Curi tantissimo i tuoi video. Che rapporto hai con questo canale di divulgazione?
Mi ha sempre colpito come la musica riesca a dare così tanta forza alle immagini e viceversa. Nei videoclip che ho realizzato insieme al mio videomaker Emanuele Luigi Andolfi, abbiamo cercato di far vivere in simbiosi queste due arti meravigliose.

E con la vita da social network?
Dal punto di vista lavorativo ci sono entrata in punta di piedi, cercando di capire post dopo post come migliorare la mia comunicazione per arrivare al pubblico nella maniera più autentica e semplice. È un lavoro complicato che ha bisogno di tempo, ma ci sto lavorando!