“Non torno a casa da tre giorni” è il nuovo disco di Lucio Matricardi, disco che porta con se un alto bisogno di umanità… la celebra… la trova poi dentro queste nuove canzoni, vicine ad ognuno di noi, dense di vissuto e di visioni altre della vita… la rintraccia l’umanità, la rintraccia dentro un sentire pulito, coerente, dentro canzoni che sembra scritta a matita… canzoni nuove dove la parola ha un peso importante e la voce di Lucio Matricardi sa bene come fare il mestiere. Emozioni per niente rare da trovare dentro un ascolto che troppo spesso manca alla nuova discografia d’autore italiana.
Tre giorni bastano per dimenticarsi casa o per ricordarsi delle cose importanti?
Purtroppo no! Tre giorni sono pochi ma sono anche un inizio. Per me hanno in sé tutto il sapore della contraddizione. Bastano per liberare la mente da piccole prigioni quotidiane ma sono ben pochi per raggiungere veramente sé stessi. È come un elastico che tira da due parti diverse. Uscire da una zona comfort e cercare di vedere le cose senza paraocchi. Da una altro lato la paura di perdere le proprie radici, le cose a cui siamo affezionati, che sono preziose, ma possono anche essere un velo. Essere a tre giorni da casa è un modo di sentirsi. Una voce che chiama e ci spinge ad unirci al mondo, a conoscerlo veramente e dall’altra la nostra inconsistenza quando si cerca di passare ai fatti, di fare i conti senza ipocrisie. Ecco… il “protagonista” sta lì sospeso e racconta quello che vede.
E perché questa cover anticata? Anche “la nebbia” o questa brina mattutina ha qualche importanza nella narrazione?
Che bella sfumatura che hai colto. La nebbia mattutina è qualcosa di penetrante, vivificante ma a volte anche fastidiosa. È il dubbio. Difficile vivere nel dubbio. È come sacrificare il proprio equilibrio. Ma che bello quando ci fa accorgere di tutto un universo al quale eravamo sordi! La copertina è un omaggio a mio papà. Era lui nella macchina. Mi piace pensare che quell’autovelox lo abbia colto in un momento di piacevole solitudine. In un momento a tre giorni da casa. Ora non c’è più e aver trovato dopo anni questo robottino che lo ha disegnato in corsa mi ha squagliato di nostalgia e voglia di vivere.
La canzone d’autore oggi che ruolo ha secondo te?
Domanda scivolosa. Io direi : fino a quanti strati può scendere l’arte per farci stare bene? O regalarci gioia, cura e cambiamento? Non lo so. Gli strati sono infiniti. C’è un lato più leggero che assolve la musica di intrattenimento. C’è un lato più oscuro che è il bersaglio di quella che a volte definiamo d’autore. Per quanto riguarda la mia esperienza, adoro le emozioni dal primo strato di pasta foglia, fino all’ultimo di crema abissale. Posso dirti che quando la felicità arriva dopo mille anfratti e mille immersioni mi coinvolge di più, mi da più serenità. Mi fa stare meglio. La torta è più riuscita. Per me, sia chiaro. Ecco il ruolo che dovrebbe avere: migliorare a livello di pasticceria!!!
E che bello questo video che porta in trono forse uno dei brani più sociali del disco: come ci hai lavorato?
Con un grande regista, Alessandro Negrini. È un grande nome del cinema europeo non c’è bisogno che mi dilunghi su di lui. La cosa stupenda invece è che ci siamo conosciuti ad una mia serata e lui ha subito dimostrato di essere un “profondo” bevitore. Non mi rimase simpatico quella sera. Lui era felice e distratto, io quasi lo evitavo (risate). Poi mi ha invitato alla presentazione di un suo film. Sono andato e sono rimasto estasiato. Mi sono detto: “certo che hai proprio un grande fiuto per le persone!” Ma è bello così, la vita è sorprendente e non ci becchi quasi mai.
Dal vivo tutto questo regge? L’ascolto diviene attento? La società italiana è affamata di musica?
Come gruppo siamo nati dal vivo. È il nostro habitat. Quindi più che “regge” direi che la nostra anima quasi la scopri di più sul live. Quanto al pubblico mi sento fortunato, abbiamo spesso serate molto piene e per me è motivo di gratitudine giornaliera. Sono sempre stupito e felice di chiunque arrivi a volerci incontrare. È un po’ il senso di quello che facciamo. Quanto alla fame… ecco… torno al discorso sulla pasticceria. Mangiare di tutto e sempre con varietà. Certo… potrei dirti che la pasticceria è come il sesso. Più strati ci sono e più è bello immergersi. E di fame ne vedo tanta!!!