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Luciana Frazzetto e Sandro Scapicchio regalano al pubblico allegria e musica.

di Sebastiano Biancheri

“Signore e signori…Buonasera!” alle Fontanacce di Rocca Priora. E’ domenica scorsa, 20 febbraio. Siamo di nuovo a teatro. Mi trovo in trasferta e ho davanti a me un palcoscenico taglia small che mancava alla mia serie. Sto per assistere all’esibizione sfrenata di una strana coppia: un provocatore mingherlino che di mestiere fa lo chansonnier de noantri e una show girl tarantolata di mia conoscenza.

Luciana Frazzetto e Sandro Scapicchio

Assortiti a meraviglia. Due forzati della risata, nel senso che sembrano scappati da casa con la fissa di regalare al popolo afflitto da troppa quarantena quello che sanno far meglio, allegria in musica e buonumore a gogo. Costi quel che costi. Come direbbe qualcuno del giro buono, tra puristi e bene informati: ‘tanta robba!’ Sembra un gioco da ragazzi, ma non sono pinzillacchere, perché di divertimento ‘serio e intelligente’ da qualche tempo se ne sta perdendo traccia, e non per colpa della pandemia.

Avevamo lasciato il tornado Luciana Frazzetto alias Luciana in veste di locataria sulle pendici dell’Aventino. Era alla ricerca di un affittuario per la sua camera da letto che sarebbe diventata ben presto molto affollata, troppo, quasi un albergo a ore. Per le necessità che aveva in mente, è ovvio che si trovasse nel posto sbagliato: pressoché un eremo. Un tempio romano ideale, l’Anfitrione, sede di una compagnia il cui nume tutelare, nonché padrone di casa, per l’appunto, è tuttora quel Tito Maccio Plauto, commediografo latino illustre che, scusate se è poco, influenzò tutta la miglior produzione teatrale dopo di lui.

Stiamo parlando di duemila anni di storia e oltre. Ritroviamo la nostra qualche tempo dopo a diversi chilometri di distanza, al di sopra di uno sperone di roccia; ma non si tratta di un eremo sperduto, e nel caso in questione non potrebbe esserlo.  Stiamo parlando di una località a 700 metri di quota, nel punto più alto dei Castelli romani, dove quando fa freddo, fa freddo per davvero. Nel frattempo Luciana ha dato prova di sé altrove, da artista compiuta e poliedrica. E ha finalmente trovato casa: una dimora dove poter scorrazzare a piacimento. Non è proprio una casa normale. Strano a dirsi, ma è una casa del Comune.

Avrà fatto domanda, dichiarato i requisiti e dimostrato che erano in ordine. Appena si è aperto il sipario del teatro comunale Le Fontanacce in quel di Rocca Priora, ho capito che, dopo tanto digiuno, non vedeva l’ora di calcarlo di nuovo, non ne poteva più di starci lontano, perché su quel palco fatto apposta per lei ci si trova a meraviglia da sempre. Ha incontrato nel frattempo anche un compagno d’avventura, tal Sandro Scapicchio per la cronaca, e i due, messi insieme, confezioneranno dallo start a fine corsa un fuoco incrociato di trovate, battute, doppi sensi ed espressioni gergali intervallate da stornelli antichi egregiamente riproposti che fanno parte del più classico repertorio romanesco.

La partenza, come detto, è già col botto e val bene il biglietto. Per la delizia di un pubblico affezionato e fibrillante. “Me so’ mbriacato’ di Alessandro Mannarino prepara le danze e apre il sipario, tanto per scaldare la voce dello smilzo Sandrino.  ‘Buonasera buonasera’ portata al successo oltre mezzo secolo da Sylvie Vartan celebra il pubblico col saluto caloroso dei due protagonisti. E poi un duetto spassoso che richiama quell’ humor tanto caro agli inglesi rivisitato e scimmiottato in chiave italica. Battute demenziali e interrogativi del tipo: ’Vecchioni da giovane si chiamava Jovanotti?’

L’omaggio a Gabriella Ferri con ‘Vojo cantà così’ e ‘Quando l’amore pizzica’ è quasi d’obbligo. La lezione di Luciana sul sesso depresso e sul tradimento, mentre dialoga amabilmente dell’argomento col pubblico, è una testimonianza di come le corna si potrebbero evitare se entrambe i generi usassero qualche accortezza in più. Anche se l’amore eterno non esiste. Ci vorrebbe magari qualche passo di tango argentino che riaccenda la voglia, purché non separatamente e a giorni alterni. Sulle note di ‘Granada’ l’insuccesso dell’improbabile toreador infilzato all’esordio dal toro con le banderillas non è inverosimile. E’ di più.

‘Ammazzete oh’ di Luciano Rossi con Sandrino capellone per grazia ricevuta accende la miccia. Luciana in dialetto pugliese al telefono col dottore di ‘Buonasera dottore’ è il clone di Bice Valori. In versione proprietaria indolente mentre passa il brano ‘Eravamo quattro amici al bar’, incolpa Sandro cameriere fannullone che poi diventa avventore alla ricerca di un bagno in preda ad una sofferta evacuazione. E poi, sempre lui, cliente solitario che deve rispettare la fila che non esiste, viene rimproverato dalla medesima alle prese con telefonate senza fine ma che non intende servirlo. Lui si vendicherà a modo suo incolpando qualcuno ‘della fila’.

Le schermaglie fra i due mattatori sono godibilissime. ‘Me so’ magnato er fegato’ in onore di Gigi Proietti è un cammeo: un ritmo travolgente con continui botta e risposta che incendiano la platea. L’elogio di Roma e del romano ‘sfrasone’ e un po’coatto ma in fondo dall’animo buono anche quando litiga e gesticola perché la sua è solo pantomima. La scenetta del fidanzato della figlia Giulietta si basa su di un malinteso che genera a cascata equivoci e situazioni paradossali.

Come quello della signora matura in cerca di avventure a luci rosse che entra per sbaglio nello studio di un dentista e non si arrende neanche all’evidenza. ’O surdato nnammurate’ di Aniello Califano e ‘Qua drentro a ‘ste mura ‘ di Vittorio Ferri danno la misura delle qualità drammatiche di un’attrice comica che può interpretare qualunque ruolo.

Un telegiornale con due conduttori del tipo di Kitarra e Ficona non è credibile, e infatti è una serie di strafalcioni con barzellette a raffica. Non poteva mancare un omaggio alla Sicilia, terra di origine di Luciana, con la struggente ’Vitti ‘na crozza’ di Franco Li Causi.

L’episodio della vigilessa Luciana e di Sandro contravvenzionato che concilia contro ogni senso del pudore è l’ultimo atto di questa serata gradevole all’insegna di una comicità travolgente, in grado di convincere anche lo spettatore più restio e …timorato. Si chiude con il pubblico in festa che intona insieme ai due beniamini i brani più cantati in oltre mezzo secolo di storia: ‘Nel blu dipinto di blu’, ‘Azzurro’, ‘Gianna’. E ancora gli stornelli del loro passato e prossimo ‘Varietà romano’. Auguri! E arrivederci il 26 Febbraio a Nettuno e il 4 marzo a Lavinio.

Gli interpreti: Luciana Frazzetto e Sandro Scapicchio. Regia di Massimo Milazzo.

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