“Gli stessi giorni” è un manifesto di resistenza e di liberazione. Il cambiamento è necessario ma troppo spesso evirato dal coraggio e dalla comodità di una confort zone. Tutto questo ha la forma di una scrittura post-atmoica, psichedelica, di un rock che proviene da un glorioso passato… eppure è la firma di Luca Amoroso, un giovanissimo cantautore romano che con questa canzone promette di anticipare un nuovo disco di inediti che troveremo anche in vinile e che promette sarà rivoluzionario. Ci ha stupiti la sua totale reticenza all’estetica, nelle grafiche, nella copertina di questo brano. Ci ha stupiti la sua verità che vive con forza a prescindere dagli estetismi dei social media e compagnia cantando. Proviamo a capirne di più:

Parli di trasformazione o qualcosa che possa ricordarla. In che senso? Che momento è per il tuo suono?
Il mio suono è in costante ricerca di novità nel suo DNA. Questo è dato da una ricerca maniacale nei dettagli e dalle nuove frontiere che possono nascere ed essere scoperte in studio. Il mio suono è sempre alla ricerca di teatralità, la teatralità rende gli album migliori

Cosa sono per te i “Gli stessi giorni”? Monotonia o prigione da cui uscire?
Con le abitudini nocive rimaniamo incatenati a delle realtà quotidiane che sono soffocanti. Sembra che non ci sia rimedio per evadere. Sono delle prigioni costruite dalla nostra mente dalle quali scappare.

In che modo stai coniugando tutto questo dentro la psichedelia?
La psichedelia è evocata nelle canzoni tramite delle parti musicali o dei testi che richiamano il grottesco, il bizzarro o il paradossale. Mi piace fare il paragone con Alice Nel Paese Delle Meraviglie.

In che modo poi ti inserisci dentro le strade della musica italiana? Cioè quali sono le tue radici che in qualche modo hanno ispirato tutto questo?
Ad ispirare tutto questo sono stati i Beatles, i Gorillaz, i Beach Boys , i primi dischi dei Kasabian e molto blues americano come BB King e Stevie Ray Vaughan. Mi ricordo che da piccolo sentivo insieme a mia madre molto i Litfiba e il disco dei Subsonica, “Terrestre” del 2005.

Il disco? Come sarà?
Rivoluzionario.