Spread the love

Un uomo è chiuso in una stanza da chissà quanto tempo, immerso tra indumenti e oggetti sparsi alla rinfusa e la sporcizia che ha invaso il suo corpo e anche la sua mente, preda dello strazio dell’abbandono. Si rivolge al suo ex, che si è trasferito a Berlino, ripetendo in modo ossessivo le pagine di una guida tascabile di Berlino appunto, ormai imparate a memoria, «per non perderti e avere cura di te».

Non accetta di essere stato mollato e in un vortice di disperazione e rabbia ripercorre i momenti salienti della sua folle storia d’amore, fatta anche di droga e alcool, dal primo incontro fino al definitivo, straziante abbandono. Perché come ha scritto Jonathan Safran Foer: «Alla fine riesci a tenerti solo quello che ti rifiuti di lasciare andare». Appunto.

Questa in breve la trama di Berlino non è tua (produzione Sicilia Teatro), monologo scritto da Alejandro Moreno Jashés (in una nuova rivisitazione firmata da Gian Maria Cervo e Alberto Pichardo y Gallardo) – visto a Spazio 12 di Monopoli nell’ambito della rassegna “Visioni d’Insieme” targata Allegra Brigata e Apad – con la regia di Alessio Pizzech e interpretato dal siracusano Turi Moricca.

Un testo complesso e persino poetico nella sua crudezza che richiede una prova attoriale faticosa, da cui ogni volta “se ne esce distrutti”, come da stessa ammissione di Moricca. Prova egregiamente superata dal giovane attore, capace di donare incredibili sfumature al personaggio, frutto di una sensibilità non comune che inchioda lo spettatore di fronte allo specchio della propria coscienza.

Lo strazio dell'abbandono in Berlino non è tua
Ph. Daniela Carella
 Lo strazio dell'abbandono in Berlino non è tua
Ph. Daniela Carella

Abbiamo raggiunto l’attore siracusano nel back stage a fine spettacolo.

In Berlino non è tua reciti la parte di un uomo che è stato abbandonato. Credi sia più difficile abbandonare o essere abbandonati?

«Ti posso dire il personaggio che ho affrontato. Il testo è così forte e così vero, quasi sicuramente una storia realmente accaduta. Sembra facile dire “va bene volta pagina, ti hanno lasciato e fattene una ragione”. Ma ti assicuro che recitando questo personaggio quanto dia difficile elaborare un abbandono. Qui si parla di una storia d’amore, ma l’abbandono può essere considerato in senso più lato, universale.

Tornando alla tua domanda, nella mia vita ho vissuto entrambe le esperienze. Ho provato la stessa sofferenza del protagonista. È complicato rispondere: se sei una persona sensibile è anche difficile abbandonare. Secondo me non ci sono colpe, le cose si fanno in due: se uno decide di abbandonarti, pazienza. L’amore non è trattenere quanto piuttosto lasciare andare. Amare solo il fatto che l’altro ti faccia stare bene e non la persona in sè, ti porta egoisticamente a pretendere di restare insieme. Se ami davvero una persona vuoi solo il suo bene e quindi devi accettare la sua decisione di andare via».

La Berlino del titolo che diventa cruciale per tutto il testo, ha subito la distruzione, poi la ricostruzione che la portata a rinascere. Il protagonista che interpreti, avrà la stessa sorte?

«La scelta di Berlino non è casuale, proprio per quello che ha vissuto questa città. C’è un passaggio in cui il protagonista invita il suo ex a visitare un museo dove “la stessa gente che ha ammazzato le persone ora ci fa i soldi sopra”. La sorte del protagonista nel testo originale non è ben specificata. Insieme al regista abbiamo deciso di dare una nostra interpretazione che è quella che si vede in scena (e che noi non riveliamo, ndr). Posso solo dire che abbiamo cercato di dare una “circolarità” al testo: la conclusione del monologo ci porta al suo inizio».

Quando e dove potremo vederti in giro con questo monologo?

«Andremo in giro per l’Italia con Berlino non è tua nella prossima stagione, 2022-2003. Nel frattempo sarò impegnato con l’Orestea di Davide Livermore al Teatro Greco di Siracusa, con l’aggiunta di Agamennone. (lo spettacolo Coefore-Eumenidi, sempre diretto da Livermore è valso al nostro la menzione speciale conferita da Assostampa Siracusa, ndr)».