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Limarra significa fango. E questo in Sicilia. E questo in un tempo dentro cui la terra sembra venir sempre più abbandonata in luogo della metropoli in quanto futuro e tecnologia. Piero Pizzo in realtà alla verità torna con un disco che torna alla “riconoscenza” di se e di chi siamo. “Riconoscersi” è il primo disco di Limarra dentro cui elettronica e terra si mescolano. E nella title track sembra di tornare dentro qualche antica tradizione di canzoniere…

Esordio per Piero Pizzo. Esordio per Limarra. Prendendo spunto da questo titolo: per riconoscersi è necessario darsi un nome d’arte?
Per riconoscersi (ed essere riconosciuti) come artista a volte serve, in una culla pirandelliana fatta di mille sfaccettature, indossare una maschera. Ogni brano ha una sua peculiarità, ogni lavoro discografico un suo leitmotiv, e per ogni momento è necessario (almeno per la mia visone a 360 gradi della Musica) essere sé stessi e il contrario di sé stessi, facendo tappa lungo il percorso in tutte quelle “spiagge” che rappresentano la molteplicità di un animo sensibile.

Al lavoro due anni con Cesare “Mac” Petricich: posso chiederti perché una simile connessione che peraltro ti porta via dalla tua Sicilia?
Credo che il l’asse Sicilia – Arezzo sia stata un vantaggio nel rapporto che durante i 2 anni di lavoro con Cesare si è man mano delineato sempre con più chiarezza. Inizialmente i confini erano netti e i percorsi musicali di entrambi facevano riferimento a canovacci artistici differenti ma non lontani. Ecco, è proprio qui, in questa diversità “non diversa”, che tutto ha cominciato a prendere forma dando valore a ciò che era più importante, la produzione. Confrontami con un mostro sacro del Rock italiano per me è stata una sfida bellissima, che ha rappresentato la base della simbiosi necessaria.

E quanto questo disco riconosce e cerca le radici della tua vita e dei tuoi 20 anni di musica?
Parto da una piccola definizione: Limarra, letteralmente, vuol dire “fango” in dialetto siciliano e, se da un lato potrebbe sembrare far riferimento ad una sfera di idee negativa, dall’altro schiaccia l’occhio a tutto ciò da cui la vita nasce. Limarra è un miscuglio liquido di elementi organici e “detriti” vegetali che fondano le basi per nuove esistenze, per nuove forme di vita. Praticamente è tutto ciò che sono stato nei miei vent’anni di musica e palcoscenici, è l’esperienza che, fusasi con sé stessa, crea un canovaccio da cui attingere le idee.
Per rispondere alla domanda: questo disco non avrebbe mai avuto luogo senza la mia esperienza e non avrebbe avuto le stesse connotazioni senza l’uomo che oggi sono diventato.

Elettronica ma anche suoni acustici. Il futuro secondo te che suono ha?
Stiamo assistendo ad un forte periodo di cambiamento musicale in cui il vecchio diventa il punto di partenza per le nuove generazioni di canzoni. Nonostante a primo acchito sembri che la confusione regni nel mercato musicale, sono sicuro che è soltanto un momento preparativo in cui tutto ciò che verrà non sarà altro che la sintesi delle scelte artistiche più belle e più azzeccate. Evito sempre di essere disfattista, la musica è il linguaggio più eloquente che l’essere umano possa utilizzare, e anche a partire da questi tempi apparentemente “bui” saprà dire la sua.

E dell’uomo che hai “riconosciuto” e raccontato dentro questo disco: secondo te che cosa ne è venuto fuori?
Un uomo che ha dimenticato le sue origini, che crede di essere un organismo superiore e indistruttibile, che mangia pane e dolore condendo il tutto con finto rispetto per ciò che lo circonda. Potrei fermarmi qui ma posso dichiarare con molta franchezza che una speranza c’è, un briciolo di umanità giace ancora in noi e non vede l’ora di attrezzarsi per far sentire la sua voce come fa dall’alba dei tempi. Serve solo fermarsi un attimo, guardare allo specchio il proprio riflesso e riconoscersi in quanto essere umani.