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Un po’ me l’aspettavo. Che questo Mondiale non sarebbe andato bene per Marcell Jacobs me lo sentivo. Non so perché. Ma gli infortuni, la mancanza di costanza, la grossa pressione mediatica post-Tokyo, non mi facevano sperare bene e le rassicurazioni mi sembravano di circostanza. Un po’ come mi aspettavo questa Italia del calcio femminile un po’ traballante agli Europei, dopo le grandi soddisfazioni del Mondiale che ha lanciato il movimento, divenuto professionista qualche settimana fa.

E finalmente abbiamo visto qualcosa che rende identica la situazione tra calcio maschile e femminile. Ovvero l’infortunio di Sara Gama. Discussioni sul fatto che il capitano (o la capitana, spoiler della seconda parte del pezzo…) debba giocare o no. Anche qui ci sono rassicurazioni e anche qui sembrano di circostanza. Poi sappiamo che il calcio, purtroppo, spesso riunisce lo strato basso della società dal punto di vista intellettivo. È bastata vedere la pelle scura di capitan Gama e giù immondizia, quando bastava aprire Google o ascoltare quel marcato accento triestino della pubblicità che mandano in onda quando cerco notizie su Jacobs.

La Nazionale femminile canta l’inno di Mameli. Nel 2019 ha raggiunto i quarti di finale ai Mondiali, il più grande risultato dal 1991 in poi

All’esordio l’Italia di Milena Bertolini becca cinque palloni nel sacco dalla Francia. Impossibile tenere testa alle transalpine, ma un po’ più di orgoglio ci voleva, al di là del risultato. E non mi ha convinto nemmeno la gara con l’Islanda. Le parole positive di Bertolini mi sono sembrava più di incoraggiamento che altro, mentre le azzurre non sono sembrate in grande smalto, anche se c’è stata una bella reazione. Ho sentito anche dire che “l’Italia ha ancora in mano il proprio destino”. Ma dove? Se stasera l’Islanda batte la Francia siamo a casa anche se vinciamo 20-0. Però stasera c’è Italia-Belgio e c’è bisogno del massimo sostegno per le azzurre. Va anche in onda su Rai 1 e per una volta bravissima mamma Rai.

Milena Bertolini, 56 anni, ct dell’Italia femminile. Possiede il titolo per allenare anche una squadra di Serie A maschile

Qualche riga sopra stavo per scrivere “mister Bertolini”. Poi ho pensato: ma lo posso fare? E nei giorni scorsi in tanti si sono soffermati su alcune questioni extracampo. Ovvero le terminologie al femminile nell’epoca del politicamente corretto. Onestamente di questo argomento mi interessa poco. Porto sempre con me nello zaino il rispetto altrui e la voglia di fregarmene altamente delle contestazioni degli altri, per cui sono a posto. Però ho stabilito regolette nel mio modo di lavorare, che magari sono divertenti da leggere. Preciso che seguo molteplici discipline sportive al femminile, tra cui quelle che qualcuno reputa ancora “solo per maschi”.

E partiamo da cosa ho detto su Bertolini. Io la chiamo tranquillamente mister Bertolini, anche se “mister” significa signore in inglese. Questo perché, nella mia accezione, non intendo “signore”, ma “allenatore” nel modo in cui ci si chiama nel rapporto tra tecnico e giocatori (in questo caso giocatrici). Al limite potrei suggerire “misteressa”, ma qui bisogna essere in confidenza e armonia con la persona coinvolta.

Valentina Bergamaschi, 25 anni, esulta dopo il gol all’Islanda. E’ capitano del Milan

Vengo dalla pallanuoto ed una delle situazioni tipiche di questo sport è la superiorità numerica. Ovvero, quando un giocatore commette un fallo, né leggero né gravissimo, va nel pozzetto sistemato a bordo porta per 20 secondi. In questo caso si utilizza il termine “uomo in più” per definire il modo in cui si svolge l’azione. E lo uso anche nel femminile, visto che “uomo” va inteso come giocatore. Sono le stesse ragazze del 7rosa, la Nazionale, ad usare “uomo in più” ed a tutti va bene così. E poi l’articolo sui ruoli. LA portiera, LA terzina, LA centrale.

Cristiana Girelli, 32 anni. Ha segnato 53 reti con la maglia azzurra

Scusate il maiuscolo, ma così capite subito. A questo sinceramente dico no. Non per mancanza di rispetto, ma per cacofonia, ovvero suoni brutti da ascoltare. La portiera è quella dell’auto, la terzina la scrive Dante, la centrale è quella del latte o quella del carbone. Lo spettatore medio penserebbe a ridere e non alla questione rispetto. Per lo stesso motivo non dico “la ministra”. Invece mi piace dire “la sindaca”, così come mi esce bene “la presidentessa”, anche se alcune presidente donne non vogliono che venga utilizzato con loro.

Dipende dai casi, poi ovviamente la lingua cambia e tra 20 anni diremo tutti “la portiera”. Così come la questione schwa o gli asterischi. Dipende dalla situazione e deve essere alla portata del popolo. È la gente che usa la lingua e lo fa come meglio crede. Esattamente come quando cestino i comunicati dove ci sono le parole con gli asterischi sui generi maschili e femminili. Non è mancanza di rispetto, è che non si capisce niente di ciò che hai scritto e devo concentrarmi a togliere gli asterischi e non sul significato.

Barbara Bonansea, 31 anni, assieme a Zanetti e Cambiasso, eroi del Triplete dell’Inter… ma lei gioca per la Juventus

E poi un classico: LA Girelli, LA Bonansea, LA Bartoli. Per me vanno pronunciati senza articolo. Perché devo rimarcare che ci sono delle donne che stanno giocando? Chi guarda la partita lo sa. Sembra quasi che si debba far notare al telespettatore che stanno giocando delle femmine. E quindi? È normale e deve essere normale. Preferirei vedere campagne e azioni reali su altri argomenti, dove la donna, nell’anno 2022, è e viene ancora considerata 100 passi dietro l’uomo.

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