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Fino al 27 marzo è aperta al pubblico la mostra Klimt. La Secessione e l’Italia, un grandioso omaggio all’artista austriaco.

Il grande pittore viennese Gustav Klimt (1862 –1918), fondatore della Secessione viennese, è protagonista della mostra Klimt, la Secessione e l’Italia. Klimt ebbe uno scambio culturale vivace con l’Italia. In questa mostra allestita a Palazzo Braschi, per la prima volta, si narra dei suoi viaggi e dei suoi successi espositivi nel Bel Paese.

Klimt e gli artisti della sua cerchia sono rappresentati da oltre 200 opere tra disegni, dipinti, manifesti d’epoca e sculture, prestati dal Belvedere Museum di Vienna e dalla Klimt Foundation, tra i più importanti musei al mondo a custodire l’eredità artistica di Klimt, e da collezioni pubbliche e private come la Neue Galerie Graz.

Tra le splendide opere esposte in mostra, citiamo la famosissima Giuditta I, la Signora in biancoAmiche I (Le Sorelle) (1907) e Amalie Zuckerkandl (1917-18). Sono stati anche concessi prestiti del tutto eccezionali, come La sposa (1917-18) e Ritratto di Signora (1916-17).

Klimt, Ritratto di Signora

Quest’ultimo quadro ha una storia alquanto singolare. Nel 1996, Claudia Maga, una studentessa di un liceo piacentino intuisce che Klimt dipinge la sua dama sopra un precedente ritratto, ritenuto perduto. Il quadro viene poi rubato nel 1997 dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza. Scompare per ventitré lunghi anni. Viene ritrovato fortunosamente nel 2019, in un piccolo vano nel muro del giardino dello stesso museo, in un sacchetto di plastica. Un mistero, per fortuna a lieto fine, che ancora oggi non ha trovato soluzione.

In mostra potete ammirare Giuditta I, uno dei quadri più iconici dipinti da Klimt

C’è poi Giuditta I, un ritratto di donna ricco di simboli ed allegorie. Negli anni tra il 1900 e il 1910, Klimt veste il ruolo dell’artista dello scandalo che per primo si concentra sull’erotismo femminile nei suoi dipinti. Uno degli esempi più noti oggi, in cui Klimt rende omaggio al fascino dell’erotismo femminile, è proprio questa Giuditta, del 1901. Si rimane abbagliati da tanta bellezza.

Il grande quadro La sposa, stupisce invece per la qualità dei suoi colori e i contrasti cromatici. Il quadro resta incompiuto perché Klimt viene inaspettatamente colpito da un ictus nel gennaio 1918, prima di compiere 56 anni. Muore un mese dopo e diversi sono i dipinti che ha ancora in lavorazione, tra cui La sposa. È uno dei formati più grandi che Klimt abbia mai eseguito.

Klimt, La sposa

Grandi capolavori ma non solo. Al Museo di Roma, tornano in vita tre celebri dipinti conosciuti come Quadri delle Facoltà – La Medicina, La Giurisprudenza e La Filosofia -, allegorie realizzate da Klimt tra il 1899 e il 1907 per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna. Distrutte in un incendio durante la Seconda Guerra Mondiale, si possono ammirare digitalmente grazie alla collaborazione tra Google Arts & Culture Lab Team, la nuova piattaforma di Google dedicata all’approfondimento delle arti, e il Belvedere Museum.