New York è una mela marcia come un labirinto che lascia smarrire i suoi abitanti e li fagocita

Lo scrittore Alessandro Quadri di Cardano pubblica il suo nuovo romanzo “La mela marcia” con l’editore Bertoni, disponibile dall’11 luglio 2024. Si tratta di un libro giallo in cui New York funge da sfondo alle vicende narrate: la comunità arcobaleno della città è sconvolta da una serie di efferate esecuzioni da parte di un killer che uccide le sue vittime con un solo colpo, sparato alle spalle. Il caso è affidato al tenente Frank Bongiovanni che, assieme alla sua squadra di investigatori, cerca di mettere luce su questi omicidi.

Come mai hai deciso di ambientare il tuo romanzo a New York?

La trama che avevo immaginato non era compatibile con il sistema giuridico italiano. Per essere credibile, avevo bisogno che la storia si svolgesse negli Stati Uniti. A quel punto, New York si è imposta da sé. Infatti, avevo bisogno di una città molto popolata e multietnica, in cui le persone siano, al tempo stesso, tremendamente sole anche se sono sempre circondate da altri. La solitudine dell’individuo nella massa è, indubbiamente, un elemento centrale nella vicenda e New York, in quanto simbolo della grande città metropolitana, era un’ambientazione ideale.

Ritieni che le discriminazioni contro la comunità arcobaleno siano un problema di cui si parla ancora troppo poco?

Per fortuna, negli ultimi anni, si è parlato molto di discriminazione. La comunità arcobaleno è stata capace di creare delle associazioni influenti che hanno fatto molto per abbattere certe barriere e per mostrare come sia normale essere diversi. Tuttavia, restano molti stereotipi e spesso si mostrano le persone LGBTQ+ come deboli e inermi difronte al loro destino. Questo, ovviamente, non ha nessun fondamento, tanto che si possono trovare persone con diversi orientamenti sessuali in qualunque professione, comprese le forze armate o la polizia. Nel mio romanzo ho voluto mostrare le varie sfaccettature della comunità arcobaleno, dalla giovane transessuale regina dei social media all’avvocato sessantenne di successo. Chi leggerà il libro, scoprirà che i fatti non sono quasi mai come appaiono.

Da dove nasce l’ispirazione per questo nuovo libro?

L’ispirazione nasce dall’idea del crimine perfetto. Questa è la grande chimera di tutti gli scrittori di gialli: come commettere un omicidio senza che nessuno possa scoprirti. Proprio partendo dalla costatazione che la persona che commette un crimine viene smascherato a causa del legame che ha avuto con la vittima, ho pensato di introdurre un assassino seriale che scelga le sue vittime in modo apparentemente casuale. A quel punto, come avrebbe fatto il mio protagonista a smascherare il colpevole? Per scoprirlo, ovviamente, bisogna leggere il romanzo…

Frank Bongiovanni è una sorta di tuo alter ego o è un personaggio creato da zero?

Frank è un personaggio nato da anni trascorsi a guardare le serie poliziesche alla televisione. Fin da bambino mi sono appassionato a questo genere, cominciando con T.J. Hooker e Starsky & Hutch e poi continuando con Law & Order, C.S.I, Cold Case e tante altre. Ho anche letto moltissimi romanzi polizieschi e visto un’infinità di film. Il mio romanzo vuole essere un tributo a questa cinematografia e giocare con gli stereotipi del genere. Questo permette al lettore di sentirsi subito a casa, ritrovando luoghi e atmosfere già noti. Al tempo stesso, ho ovviamente apportato molti elementi personali e idee tratte da contesti anche lontani dal genere poliziesco, dando così tridimensionalità e spessore al personaggio principale, Frank Bongiovanni, rendendolo così umano e accattivante.