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Torna a Roma il Festival della Letteratura di Viaggio – 13a edizione

L’evento, che si è tenuto a Palazzo Merulana dal 29 settembre al 2 ottobre, apre orizzonti lontani e avvicina luoghi e popoli. Un modo che oggi più che mai serve per sentirci di nuovo tutti parte di un fantastico mondo, tutto da scoprire e apprezzare.
Numerosi incontri, premi, laboratori, passeggiate, mostre e, soprattutto, racconti di viaggio.
Anche quest’anno si pone l’attenzione sulle diverse forme di narrazione di luoghi e culture: dalla geografia all’antropologia, dalla filosofia alla storia, dalla letteratura al giornalismo, dalla fotografia al cinema, dalla musica al fumetto, fino addirittura al gaming.
Il gioco infatti rappresenta una novità gradita di questa rassegna e vede protagonisti i più giovani, gli esperti della creatività digitale.
Proprio al gaming è stato dedicato l’incontro mattutino del sabato: “Come comunicare i territori attraverso gaming, social e web”. La discussione è stata introdotta dal dott. Claudio Bocci, presidente di “Cultura del Viaggio”, coadiuvato dal prof. Fabio Viola (videogame designer e producer, Metaverse designer, museum innovator e docente) e da Pietro Contaldo (presidente IgersItalia, in collegamento da remoto).
Ma cosa c’entra il gioco?
Come permette il dott. Bocci il Gaming è ormai riconosciuto come un’arte: la “decima arte“, dopo Architettura, Musica, Pittura, Scultura, Poesia, Danza, Cinematografo, Radio-Televisione e Fumetto.

Esistono numerosi casi di utilizzo del Gaming come piattaforma di diffusione della cultura verso i giovani e non solo. E’ ormai tempo quindi di riconoscere la validità di questo nuovo modo di comunicare la cultura e di imparare ad utilizzarlo al meglio.
Il prof. Viola, esperto di gamification, evidenzia che lo strumento del Gaming può impattare sul vissuto dei beni del nostro patrimonio culturale, ma non solo in modo teorico, bensì comportando un reale incremento nei flussi, misurabile e immediatamente valorizzazione, tanto da rendere le iniziative “autosostenibili“.
Un esempio ne è il gioco “Father and son“, realizzato dalla sua impresa “Tuo Museo” per il Museo Archeologico di Napoli. Il videogioco ha rappresentato una nuova forma di storytelling, un modo nuovo e interattivo di raccontare il museo. Ben 5 milioni di persone hanno utilizzato il videogame tradotto in 6 lingue. La Cina risulta essere il paese col maggior numero di utilizzatori, proprio perché il tour operator locale, China Travel Group, ha invitato i suoi clienti a scaricare il gioco per prepararsi al viaggio.
È stato inoltre rilevato che molte persone, per terminare il gioco, hanno pagato il biglietto e sono entrate al museo per sbloccare i contenuti necessari.
L’obiettivo dello strumento del Gaming è quello di “elaborare nuovi immaginari per riattualizzare il patrimonio culturale italiano“. I creativi utilizzano altri linguaggi per rigenerare i contenuti statici dei musei, che oggi sono decontestualizzati e che, grazie agli strumenti tecnologici, vengono fatti rivivere.
Videogioco risulta quindi una “piattaforma di comprensione“, perché non basta travasare il contenuto, bisogna rielaborarlo e renderlo coinvolgente per il pubblico. E spesso per fare ciò non si parte dall’opera d’arte o dal reperto storico, ma dal contesto in cui questi erano collocati.
Per il Gaming sono necessarie le competenze tecnologiche, ma anche quelle tradizionali: classiche e umanistiche. Serve saper narrare “ibridizzando le conoscenze e mischiando le competenze“, nell’ottica della pluridisciplinarità.
Ma quello di Napoli non è il solo esempio, perché ad Alghero, ad esempio, è l’intera città ad entrare a far parte del gioco. E si va oltre: per portare a termine il gioco diventa necessario far collaborare residenti e turisti.
La sfida è quella di “superare l’accesso superficiale di semplice fruizione” e colpire l’interesse e l’immaginazione del nostro target, coinvolgendo la dimensione emotiva.
Un aneddoto interessante è quello relativo a Villa Auditore, collocata nel borgo toscano di Monteriggioni, ambientazione dell’edizione 2009 del famoso videogioco storico Assassin creed. La villa non esiste realmente, eppure molti visitatori da ogni parte del mondo sono giunti nel borgo medievale, chiedendo di visitarla e lasciando sorpresi gli uffici turistici locali.
Sembra che addirittura il 15% dei visitatori abbia scoperto il paesino proprio grazie al videogame.
Fabio Viola indica nel “Game commission” quindi la strada utile per spingere il nostro turismo: incentivare l’utilizzo di scenari italiani nei giochi diffusi in tutto il mondo. Un modo innovativo sarebbe quindi quello di collaborare e sponsorizzare giochi ambientati in Italia per far conoscere le bellezze del nostro paese, in analogia con quanto già succede in campo cinematografico.
E chissà che questa non sia davvero una strada efficace per la promozione del patrimonio culturale nazionale nel prossimo futuro!