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Il Carnevale arriva anche a Roma alla Galleria del Laocoonte con una mostra.

di Riccardo Bramante

Forse per esorcizzare i due anni trascorsi in piena pandemia, forse perché il periodo di Carnevale è vicino, la Galleria del Laocoonte a Roma ha inaugurato una interessante mostra che ha per oggetto “La Commedia dell’Arte. Maschere e carnevale nell’arte italiana del Novecento”.

E’ una mostra di disegni, pitture e sculture dove protagonista è la maschera. Un oggetto enigmatico di nature morte ma elemento che vive quando indossata sul palcoscenico dai personaggi della tradizionale commedia dell’arte italiana. Può ben dirsi che questa mostra è un viaggio alla scoperta della maschera tra storia ed arte. Si va da Venezia fino alle meno conosciute cittadine dove si celebra questo periodo.

Ecco, allora, che la mostra si apre con un enorme dipinto di quasi quattro metri in cui Ugo Rossi ci porta in Piazza San Marco. Una piazza popolata da personaggi abbigliati con gli splendidi costumi storici della Venezia del Settecento pieni di colori e di merletti. Scene veneziane con maschere di carnevale sono i soggetti preferiti anche di Umberto Brunelleschi. Illustratore di moda e non solo, presenta alcuni costumi di scena da lui realizzati nonché un suo autoritratto mascherato da Arlecchino.

Certamente ispirato a Pirandello è il dipinto di Giovanni Marchig che “In morte di un autore”, del 1924, raffigura un drammaturgo morto alla sua scrivania circondato da tutti i personaggi della Commedia dell’Arte italiana. Il dipinto ora è a Palazzo Pitti, mentre la Galleria Laocoonte presenta un suo ritratto di giovane Arlecchino in costume multicolore ma senza maschera non essendo in scena.

Non poteva, poi, mancare l’amante veneziano per eccellenza, Giacomo Casanova. Lo stesso è raffigurato in maschera con una marionetta in ciascuna mano. Presentato cioè, come il burattinaio che manipola e fa muovere a suo piacere i personaggi con cui si rapporta. E’, questo, un disegno di Oscar Guiglia, il più importante critico d’arte italiano a cavallo tra l’ Ottocento e il Novecento.

Una citazione a parte meritano tre ritratti, ad acquerello, ad olio e in bronzo, di Ettore Petrolini. Sono la celebre “maschera nuda” (come veniva definito). Definito così per la sua naturale espressività che non aveva bisogno, appunto, di mascherarsi. Nel primo ritratto Petrolini indossa un costume di Pulcinella. Nel secondo è immortalato da Oscar Ghiglia. Il bronzo invece è una replica del busto di Kiril Todorov posto sulla tomba dell’attore al cimitero del Verano a Roma.

L’attualità delle maschere italiane è, infine, ben rappresentata da un Arlecchino, dell’artista contemporaneo Pino Pascali, che è spesso apparso nella pubblicità televisiva di una nota marca di pomodori.

La mostra sarà visitabile fino al prossimo maggio 2022.