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La mente corre subito a dischi come “Meridiana” del Canzoniere Greganico Salentino dentro cui la taranta e i suoi mille derivati incontrano il futuro del digitale e non una volta soltanto. Ma qui parliamo non solo di tempo che si accavalla ma anche di tradizione che viene ripescata, tradotta ed esportata nel modo e nelle intenzioni al resto del mondo… e senza macchiarne le ossa. Parliamo del progetto dei Folkatomik con un primo disco dal titolo “Polaris” dentro cui davvero il tempo sembra giocare a dadi: ritroviamo i canti popolari del sud Italia ma anche l’elettronica del nord Europa che si mescolano in un cocktail davvero emozionante e ricco di energia. E poi tanta ricerca, strumentale, culturale, di interpretazione: insomma un disco che va ben oltre la sua resa estetica.

Un disco come “Polaris” sembra portare con se un valore intrinseco davvero importante, educativo direi quasi. La cultura di tanta musica popolare oggi si sta perdendo secondo voi?
Grazie, è un bel complimento la premessa della domanda. Per quanto riguarda la domanda: pensiamo che la musica popolare oggi, per fortuna, non si stia perdendo affatto. Negli ultimi trenta/quarant’ anni si sono riscoperti strumenti, canzoni, suonate e ballabili che erano ormai nel dimenticatoio da prima della rivoluzione industriale. Forse però la “cultura” che sta dietro alla musica popolare, quella dell’appartenenza a una classe sociale piuttosto che a un territorio, è sempre più in affanno.

Si incorre nel rischio di immortalare certe tradizioni in queste nuove forme? Lo dico per tutti coloro che oggi non conoscono affatto quelle musiche e che vivono un ascolto immediato e di copertina… dunque senza approfondimento…
Pensiamo di no, chiunque si avvicinerà alle tradizioni attraverso la nostra musica, senz’altro farà un percorso a ritroso per approfondire l’argomento e troverà la tradizione così per com’è stata già immortalata.

L’elettronica come ha lavorato nel rispetto delle opere originali?
È una domanda semplice con una risposta altrettanto semplice. Come accade da sempre: l’evoluzione, lo sviluppo, la crescita di ogni forma d’arte è dovuta all’incontro tra individui e linguaggi differenti che attratti l’uno dall’altro si avvicinano e dialogano tra loro con un curioso desiderio di esplorare il “nuovo” che trova la sua forza nella creatività. L’elettronica è un linguaggio attuale di musica che incontra musica.
Non c’è stata nessuna mancanza di rispetto. Semplicemente: dialogo, incontro, creatività.

E gli strumenti della tradizione come invece hanno sposato l’accostamento con il futuro? Il mix ha dato buoni frutti? Anche dal punto di vista estetico intendo…
È stato un lavoro interessante “scoprirsi” ! Abbiamo lavorato tanto per affinare gli equilibri sonori in termini sia di registrazione che di Live. Soprattutto le caratteristiche timbriche di strumenti come Tamburi a cornice, Mandolino e Bouzouki ci hanno fatto penare a livello tecnico.
In chiusura, il mix ha dato ottimi frutti anche a livello estetico. Ci piace!

Esisterà un seguito di questo viaggio? I brani della tradizione sono innumerevoli… state per caso spostando lo studio e la ricerca verso altrove?
Assolutamente si, Nel nostro live ci sono già molti brani che sono arrivati dopo e che non abbiamo inserito nel disco. Contiamo in primavera di far uscire un Ep che conterrà quasi solo inediti ma non è detto che non ci si inserisca anche qualche “tradizionale” al quale siamo particolarmente legati.