Eugenio Balzani, romagnolo, cantautore che si mette in luce quasi esclusivamente in ambiti sociali anche vista la direzione lirica e narrativa di questo disco che già dal titolo la dice lunga: “ItaliòPolis”. La critica non è mai aspra per quanto è nella dolcezza del suo pop d’autore che sa ricamare spigoli fastidiosi per la responsabilità di ognuno. E poi il suono dentro cui campeggia in prima linea (anche in copertina) questo Wurlitzer che dona a tutta la sua Recover Band una ragione “vintage” a tratti sospesa, apocalittica dal forte retrogusto jazzato. Intimo e globalmente riconoscibile. Due facce che non sono due pesi e due misure… tutt’altro. Un disco solo per ognuno di noi.
Sempre più spesso assistiamo a dischi che tornano alle origini per cercare una forma… si torna al classico. Secondo te?
Direi che nel classico, ci sono delle chiavi importanti per aprire le porte dell’attualità e per sviluppare un linguaggio nuovo. Mi riferisco soprattutto al valore del testo e della melodia che lo sostiene, e quindi alle canzoni che ne derivano.
Perché lo definisci un disco vintage? Solo per il Wurlitzer o per altro?
È vintage nei coloro musicali, nella mia età e nella band che mi ha accompagnato, ma soprattutto nel prendere l’essere umano come riferimento unico del disco con tutte le sue sfumature, dando un senso più universale a questo lavoro, come se fosse parlare attorno ad un fuoco.
La romagna che è terra di liscio… in che modo ha contaminato questa scrittura?
La Romagna mi abita, perché le mie radici sono piantate in questa terra che ha cresciuto tutta la mia famiglia. Il liscio si ballava nelle stalle, al caldo delle mucche, con una fisarmonica che c’era sempre, per fuggire spesso da una miseria che era padrona della vita delle persone. Non ho una passione personale per il liscio, ma mi scorre nel sangue comunque e per sempre e quindi anche nelle parole che scrivo.
E la pandemia? Che ruolo ha giocato? Sarà stata la scusa buona per tirar fuori il peggio?
La pandemia ha soffiato sulle canzoni, come una cosa nuova e mai vissuta prima. Sul piano sociale ha finito per allargare le crepe di una società che era già pronta a tirare fuori tutta la propria rabbia.
Rinascita o sconfitta? Questo disco in fondo che tipo di messaggio porta con se?
Bè, accettare il valore della sconfitta sarebbe la premessa ideale per un strada diversa da quella che stiamo percorrendo. Se si smette di incentivare questo folle individualismo a scapito di valori come la solidarietà, la tutela dei più fragili , il rispetto della diversità , avremo non una rinascita ma un mondo “Migliore”in cui vivere.