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David Bowie con il suo stile ha rivoluzionato il rock precorrendo i tempi e mettendo a nudo i cliché del mondo delle star.

di Riccardo Bramante

David Bowie “Ha sempre fatto quel che voleva, e voleva farlo a modo suo e voleva farlo al meglio”. Questo è l’elogio che l’amico e produttore musicale Tony Vincenti che pronunciò alla morte di David Bowie di cui proprio il 10 gennaio ricorre il sesto anniversario avvenuta in una località imprecisata (Londra o New York) dopo aver presentato, solo due giorni prima, il suo ultimo album “Blackstar”.

Anche la sua morte ha voluto metterla in scena come un attore consumato, stabilendo lui stesso quando morire con una sorta di “suicidio assistito” una volta avuta la certezza che un tumore al fegato non gli avrebbe lasciato scampo.

E (dicono i maligni) non senza aver avuto anche un occhio all’aspetto commerciale: il suo “Blackstar” arrivò nel giro di una settimana al primo posto nelle classifiche delle riviste specializzate e rimane ancora oggi il più venduto tra quelli dell’artista.

Ma non solo cantante rock, glam, jazz, underground, David Robert Jones (questo il vero nome di David Bowie) è stato anche teatro, cinema, droga, ambiguità sessuale, in una parola “l’alieno” da cui abbiamo appreso l’anticonformismo e la ricerca di nuove mode e sperimentazioni.

Rimarranno sempre impressi anche negli anni futuri brani musicali come “Heroes”, “Changes”, “Ziggy Stardust” e tanti altri dei 27 album da lui incisi, tra cui è da ricordare “Space Oddity” che ebbe pure una versione italiana intitolata “Ragazzo solo, ragazza sola” con parole di Mogol, che non ebbe, peraltro, molto successo.

Non per nulla proprio in questi giorni, in coincidenza con le celebrazioni “Bowie 75” organizzate per quello che sarebbe stato il suo 75° compleanno, si è appreso che tutti i diritti del catalogo delle sue canzoni sono stati acquistati dalla Warner Chappell Music per una cifra che supera i 250 milioni di dollari.

Come attore rimangono celebri le sue interpretazioni de “L’uomo che cadde sulla Terra” del 1976, “Tutto in una notte” del 1985 e “L’ultima tentazione di Cristo” interpretata nel 1988 con la regia di Martin Scorsese, senza dimenticare il libretto da lui scritto di “Lazarus”, un vero e proprio testamento musicale terminato appena un mese prima della sua morte.

In definitiva, si può dire che Bowie con il suo stile e capacità di reinventarsi, ha rivoluzionato il rock precorrendo i tempi e mettendo a nudo i cliché del mondo delle star evidenziando l’assurdità ipocrita della distinzione tra arte e commercio.

Né si può dimenticare che anche grazie ai suoi show il palcoscenico della musica rock si è rivestito di scenografie apocalittiche, decadenti e futuristiche nel contempo, che fanno perdonare certi suoi atteggiamenti da primadonna altezzosa, l’uso spregiudicato della sua immagine e il voler apparire sempre diverso.

Caratteristiche, tutte, rispettate anche al momento della morte quando, per suo espresso desiderio, fu cremato senza alcuna commemorazione pubblica e le ceneri furono disperse nel mare dell’isola di Bali secondo il rituale buddista.