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Quando mondo di suono dentro questo nuovo album di Cal Birbanthe, moniker di Calogero ‘’Carlo’’ Spanò. L’incontro con Riccardo Sidona produce un disco che guarda a movimenti “jazzy”, dentro cui trovare pieghe R’n’B e pop acido che comunque, ovunque lo si guardi, è sempre al passato che chiede man forte per raccontare la vita. In circolo questo disco dal titolo “Storie” e in rete un video come “I Wanna Stay” che inevitabilmente ci fa tornare ragazzini del pub di quartiere…

Che bel titolo per un disco. “Storie”. Almeno il titolo è da cantautore classico anche se il futuro non è che sia proprio di casa o sbaglio?
Grazie. Concordo sul futuro, non è un posto in cui vado a pescare spesso, salvo che per altri progetti. In generale credo che l’Italia, in ambito pop, è sempre stato un Paese che musicalmente guarda al presente anglosassone per poi importare quei timbri “futuristici” qui. Quando ho ascoltato magica Musica di Venerus, uscito lo scorso anno, con dentro Mace, Frah Quintale, insomma, gente che non mastica il solito pop commerciale da hit sanremese, pensai: “caspita quanta freschezza…eppure ho già sentito qualcosa di simile”. Mi ha ricordato “Flower Boy” di Tyler – The Creator, datato 2017. Non voglio essere indiscreto, ma pure le copertine dei due dischi hanno parecchio in comune.

Beh su tutto impera l’ombra di Alan Sorrenti e di tutto quel funk anni ’80 che ha segnato una generazione. Tu che sei giovanissimo come ci arrivi?
Mio padre! Mise in macchina una cassetta (insomma io proprio giovanissimo…) e quando sentii partire il riff di chitarra, dissi a mio padre convinto “…ma è Santana!”. Lui scoppiò a ridere e mi rispose che si trattava di Alan Sorrenti, “Figli delle Stelle”. Da quel momento non ho mai perso il piacere di costruire melodie su un secondo minore settimo che risolve al primo maggiore settimo.

E dal futuro, cosa prendi?
Ascolto Bonobo, Burial, Four-Tet, Juan Aktins… Prendo campioni del pianeta ‘’elettronica’’ e li abbino ad elementi musicali arcaici, come ad esempio i canti di carrettieri siciliani risalenti agli anni Sessanta. Ma quella è un’altra storia e un altro progetto.

E che semplicità nel video di “I Wanna Stay”… Decisamente nostalgico sotto tanti punti di vista, compresa la mostarda sulla maglia. Perché tanta nostalgia?
In primis perché lo sono sempre stato, da tutti i punti di vista; in questi casi la cosa che mi viene più semplice è ballare con la nostalgia, trasformandola in musica o in elementi creativi, che so, elementi per un video, ad esempio. Secondo, perché trovo sempre meno sostanza e più forma nelle nuove uscite di oggi, non solo in musica. Ieri ho cominciato tipo il terzo film tra le nuove uscite Netflix sul Natale; come per i primi due, non sono riuscito nemmeno ad arrivare alla mezz’ora e allora sono andato a rivedere per la settantesima volta Il Grinch.

E i famosi anni ’90, altro decennio fondamentale per questo lavoro, come li hai vissuto e come li hai trasportati ad oggi?
Li ho vissuti che ero pischello, quindi tutte le elementari, compreso il primo anno di medie. Era fighissimo, avrei voluto averne 18 di anni; eppure guardati in giro oggi e dimmi se non è pieno di giovani acchittati (me compreso eh…). come i “paninari” anni 90? Ad alcuni live cui ho assistito dopo la pandemia, gli artisti dopo l’esibizione vendevano addirittura la “cassetta” a fine serata. Sono tornati di moda. E io li ho schiaffati in un disco! “Tanta nostalgia degli anni 90…” cantavano gli Articolo in un brano intitolato 2030. Chi lo dice che volgersi creativamente al passato, non sia il miglior modo che la nostalgia ci offre per costruirci un futuro?!