L’Australian Open fa impazzire il web. Usiamo questa frase trita e ritrita negli articoli che si trovano online per parlare di un evento che ha fatto veramente impazzire il web.
Anzi, lo ha portato a livelli esagerati molto prima che iniziasse, essendo già importante di suo perché il primo torneo della stagione tennistica. Tutti noi, dai fedelissimi della racchetta ai semplici appassionati per finire con chi l’ultimo incontro lo ha visto quando ancora giocava Adriano Panatta.
E poi abbiamo conosciuto la triste e inenarrabile vicenda di Novak Djokovic, “rimbalzato” per non aver rispettato le norme del Paese, che prevedono l’obbligo di vaccino. Tanto, troppo, si è detto, ma una cosa ci ha francamente sorpreso. Pensavamo di aver raggiunto la vetta delle emozioni, ma ci sbagliavamo. Quello è stato solo il primo di una serie di eventi che ci hanno strappato un’emozione.
E il riferimento chiaro è per Matteo Berrettini, capace ancora una volta di superare le scale gerarchiche del tennis, conquistando una magnifica semifinale. Ora Berrettini è sesto al mondo nella classifica Atp, facendo tornare l’Italia ai tempi di Panatta, sì, sempre lui (e qui paradossalmente abbiamo un pizzico di amarezza per la mancata esplosione definitiva di Sinner).
L’orgoglio italiano ha dimostrato ancora la sua crescita, passando dalla finale di Wimbledon contro Djokovic, nella quale non era riuscito a tenere testa ad uno dei mostri sacri degli ultimi 20 anni, a rischiare di vincere contro un altro mostro sacro, ovvero Rafa Nadal. “Bravo Rafa”, questo il sintetico complimento di Berrettini allo spagnolo.
Sembrerebbe classica routine di fine incontro, ma il modo di porsi fa ampiamente capire la sua sincerità nel pronunciare quella frase. E veniamo proprio al campionissimo, vincitore di 21 Slam, superando tutta l’agguerritissima concorrenza.
Per snocciolare le statistiche ci sono Wikipedia e soci, dai quali vorremmo anche sapere quanti sportivi al mondo sono riusciti ad essere decisivi a livello mondiale nell’ultimo quindicennio. Questo senza mancare praticamente mai un momento. E Nadal di problemi ne ha avuti, tra infortuni e momenti non proprio di gran forma. In tanti lo hanno dato per morto, ma, come accade spesso in politica, “fare il funerale” non porta bene.
E Rafa è ancora lì, a dannarsi come l’ultimo ragazzino uscito dalle qualificazioni, a non mollare neanche quando è sotto di due set. Finiamo col russo Medvedev, battuto in finale da Nadal, noto per i suoi turni di servizio molto sbrigativi, alla stregua di un pendolare che ha paura di non beccare le coincidenze per tornare a casa.
Lo sappiamo, Medvedev è conosciuto anche per non essere proprio diplomatico. Lo abbiamo visto quando ha ricoperto di contestazioni, e anche qualche insulto, il povero arbitro durante il match con Tsitsipas. L’espressione del direttore di gara che attendeva in maniera davvero sofferente che il russo terminasse con il suo spettacolo non proprio edificante, vale il prezzo del biglietto.
Ma i commenti per Medvedev da negativi per quanto accaduto, si sono trasformati in positivi per la prestazione e per i complimenti fatti a Nadal dopo la finale. Storture dei tempi d’oggi, dove basta poco per passare da diavolo ad angelo, oppure il contrario.