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La canzone d’autore classica, nel senso artigianale e romantico della parola, quella che all’elettronica chiede pochissimo e punta tutto sulla parola e sul suono suonato, mestiere ormai antico che pian piano sembra lasciare posto a programmazioni di facile consumo. Solite critiche anche discutibili insomma: sta di fatto che un disco come “In fondo al ‘900” a firma del chitarrista e cantautore Andrea Tarquini, dimostra quanto alto è il risultato che arriva proprio da tutto questo modo di pensare alla forma e al mestiere. Disco elegante, che mescola sentori di quella scuola romana a tracce più goliardiche che inevitabilmente ci riportano col pensiero al grande Stefano Rosso che proprio Tarquini ha accompagnato per molti anni come musicista. “In fondo al ‘900” è sicuramente un disco che richiede attenzioni, peso con cui misurare le parole e tempi larghi per dare al lavoro un’occasione buona di seminare bellezza.

Da quel grande mondo che era Stefano Rosso alla tua musica: esiste un filo conduttore che rappresenta una qualche forma di continuità?
Ciao! Benvenuti! Beh si, principalmente la chitarra acustica, le sue tecniche, i suoi racconti,
il fatto di scrivere con la chitarra e, ovviamente, il Folkstudio di Roma come luogo d’origine.

Mal di vivere, incertezze, rapporti umani non sempre in equilibrio… personalmente cosa ti sei lasciato alle spalle di questo ‘900?
Il Novecento come “icona” l’ho preso a pretesto per avere un simbolo dell’esercizio quotidiano della memoria e non per una qualche nostalgia o per via di qualcosa che ho lasciato indietro…il mal di vivere ed i rapporti malati sono storia dell’uomo, non solo del 900 o dell’oggi.

A distanza di mesi dall’uscita, un resoconto di vita di questo disco? È stato recepito come pensavi oppure l’indifferenza che ormai pregna la musica italiana ha fatto il suo corso?
Tu devi partire da un presupposto chiarificatore; un vero “mercato” (nel senso più ampio e profondo del termine) per questo tipo di musica in Italia non esiste quasi più e quei pochi ai quali viene garantito uno spazio adeguato pur diffondendo musica più o meno di questo genere, sono artisti che lo spazio ce l’hanno già e che quindi non producono il timore che si possano buttare via dei soldi in promozione, spazi radio o tv etc…
Fatta questa premessa, sarebbe ipocrita se ti dicessi che qualche secchiata di guano non me la sono beccata, qualche delusione. Ma ho avuto anche delle GRASSISSIME soddisfazioni.
Sono praticamente l’unico artista italiano a centrare per tre volte consecutive la cinquina alle Targhe Tenco. Sempre senza vincere la targa… ormai, giuro che non sto mentendo, sono più interessato ad una quarta cinquina che alla targa… e sai perché? Perché questa strana situazione descrive meglio di qualunque altra l’idea di una nicchia alla quale in realtà non si può rinunciare, una nicchia che non molla perché fa cose necessarie (come le mie, quelle di Sirianni, Ferracane, Manfredi e molti altri per fortuna). Come dire “Fate vincere Marracash ma noi siamo qui, non potete fare a meno dei cantautori e non vi libererete facilmente di noi.” E proprio per via di tutto questo che io amo dire che qualsiasi nostro successo vale doppio rispetto a chi ha dietro grandi budget e grandi strutture. Avanti! Con l’ottimismo della volontà come diceva un mio amico che la sapeva lunga. Alla fine usciamo sempre fuori perché, semplicemente, un paese grande, con una grande circolazione di idee, non può fare a meno di chi consola e dice… “si, io mi ricordo, e su questo ricordo ti canto qualcosa che puoi tenere con te per il domani”.

Nel disco anche uno strumentale che in qualche modo mi regala la mia personale fotografia di Andrea Tarquini (nonostante la mancanza di parole). Tu come lo senti questo brano? Che ruolo pensi possa avere nella narrazione?
Beh questa immagine quasi mi emoziona, grazie! Ho iniziato con la musica strumentale e ci sarà sempre nei miei lavori. Il brano l’ho scritto per ricordare e celebrare un amico scomparso, ucciso da un tumore incurabile ed assassino. Era un amante delle grandi chitarre acustiche vintage, era un amante del vino e del mare, padre di cinque ragazze eccezionali e marito di una donna speciale e quindi sono felice di averlo fatto. Nella narrazione ha un ruolo di sospensione del discorso, di pausa. Si tace per riflettere un attimo…ma presto ci si accorge che anche uno strumentale parla…eccome se parla!

Dal vivo che vita sta avendo? Quando e dove potremo venirti a sentire?
Ovviamente una vita lenta ma in crescita. Stanno per arrivare altre date ma per ora posso dirti che sarò
il 25 Marzo a Roma al Teatro Arciliuto dove sono felice di tornare dopo qualche anno.
il 14, 15 e 16 Aprile a Cagliari e provincia ma per maggiori info ci sono i miei social e soprattutto la mia pagina Spotify dove ci sono le date dei concerti.