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Un disco che non mente e che non ha bisogno di strani giri di parole. E lo dice a lettere cubitali giocandosi carte di poetica sensibilità ma anche di un pop raffinato e ricercato nella forma. Mai banale… lei è Altrove, moniker della cantante, attrice e danzatrice italo-sudanese…e questo primo disco dal titolo “Tossica Animica” è un manifesto personale di emancipazione sotto ogni fronte del sentire la vita. Disco da ingoiare con lentezza e attenzione… come la splendida intervista che segue!!!

Un esordio oggi in un tempo ancora distante dalla vera accettazione del diverso. E penso che questo sia un tema delicato e importante per questo disco o sbaglio?
Non sbagli. Ma cos’è la diversità? Perché spaventa tanto da essere un tema scottante? Essere esclusi dai bianchi o essere esclusi dai neri, dai trans o dalla tua famiglia, dai gay, dagli etero, dagli africani dagli italiani dai lombardi dai calabresi, essere emarginati dalle donne o dagli uomini, dalle femministe o dai maschilisti, essere additati dai malati perché sani o dai sani perché malati… essere additati! perché non conformi, perché non confermi granitiche credenze, perché fuori luogo, tentatori di qualcosa di altro possibile, perché probabilisti, aperti, desiderosi di umanità a prescindere, non ha un antagonista preferenziale. Siamo tutti diversi, tutti discriminati, tutti soli, ma alcuni si camuffano con maschere simili. Gli altri, quelli visibili, sono tante unità isolate e sparse, che se fossero luci accese, tutte insieme abbaglierebbero il mondo e mostrerebbero un intero popolo, pronto a ridefinire la moderna idea di attenzione e di ascolto.

Esordire oggi dunque, cosa significa per te?
Che sono meno originale di ieri. Parlo di queste tematiche da 20 anni e ci vivo dentro da molto di più, ma prima ero anacronistica… come se il razzismo fosse terminato con l’emancipazione dei neri d’America… ero pedante… poi le nuove generazioni di italiani sono cresciuti e sono tanti, uniti e organizzati e questo ha iniziato a far sì che si iniziasse a parlarne, finalmente. La mia generazione ha fatto da ponte ad un sacco di cose, tra cui questa.

La canzone potrà ancora condizionare le scelte sociali? Potrà ancora educare in qualche modo?
Io sono profondamente convinta che tutte le arti perfomative, musica, teatro, cinema (che è visiva ma anche performativa) forse per la loro molteplicità semantica, il potenziale empatico e la capacità di suggestione, siano mezzi potentissimi per influenzare le genti in maniera profonda. Errore non trattarle come tali, errore sprecarne le risorse relegandole a puro intrattenimento e non valorizzandole a livello economico, politico e sociale.

Mi piace il titolo, mi piace la severità con cui ti dai il diritto di essere te stessa… mi piace forse meno la recitazione di alcune parti del disco. Eppure su tutte c’è la verità dell’individuo: secondo te basta questo oggi?
Non avevo pensato che potessi essere me stessa con severità… in fondo siamo negli occhi degli altri… io mi considero una persona giocosa, spiritosa e auto-ironica, però credo che questa severità mi caratterizzi in generale e traspaia da molte cose; credo che la mia parte oscura e malinconica, quella che ha dominato la mia giovinezza, sia rimasta con forza in me nonostante la ritrovata joie de vivre. Sono sempre stata molto severa con me stessa e questo mi ha impedito di accettarmi per un bel po’… avere il coraggio di essere ciò che sono e sbandierarlo è un traguardo in primis per me non per il mondo … la verità è personale e una verità oggettiva non esiste… quindi la risposta è no, non basta questo, né oggi né ieri… come dice Jim Carrey: “We are all going nowhere”… and my nowhere is elsewhere!

E questo moniker che ti porti dietro: Altrove. Il qui ed ora non fa per te?
Collegandomi alla risposta precedente, è curioso che l’avverbio inglese “nowhere” che significa “nessu luogo” sia composto dalle parole “now” e “here”, ovvero qui ed ora. Il qui ed ora fa per me nel senso che, proprio la ricerca di questo centro di gravità permanente mi ha aiutata a trasformare completamente il mio modo di avere a che fare con la vita. Ma il qui e ora riguarda il modo in cui abbiamo a che fare col tempo, in cui ci rapportiamo continuamente al passato o al futuro senza renderci conto che viviamo solo nel presente. Mentre “altrove” non è un’unità di tempo, è un’unità di spazio, è un luogo, di cui mi piace molto una definizione data dal dizionario di Google più di altri dizionari, che è la seguente: “luogo che simboleggia l’assenza dell’empirico, del quotidiano, del banale e che richiama un desiderio o una speranza di fuga”.