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“Grande Teatro delle Civiltà” a Palazzo della Civiltà Italiana per i settant’anni di Arnaldo Pomodoro

L’esposizione dedicata ad Arnaldo Pomodoro, accessibile gratuitamente fino al 1 ottobre 2023, esplora il rapporto dell’artista con la realtà scenica del teatro, con la quale si è più volte confrontato (circa trenta opere) tra la fine degli anni Cinquanta e il 2021.

Elisa e Angelica sono i miei due angeli accompagnatori e mi spiegano come i macchinari scenici presenti all’esterno ai quattro angoli del palazzo siano stati utilizzati nel ciclo teatrale di tragedie dell’artista Emilio Isgrò, ispirato all’Orestea di Eschilo. Le rappresentazioni teatrali sono state recitate sui ruderi della piazza di Gibellina negli anni 1983-1985 in ricordo del terremoto del Belìce del 1968.

Le opere di Pomodoro erano utilizzate per portare in scena l’attore che compariva alla loro apertura. Ognuna di queste strutture ha un significato e fanno parte della serie “Forme del mito: Il potere (Agamennone), L’ambizione (Clitennestra), La macchina (Egisto) e La profezia (Cassandra)

Sono presenti nella mostra anche i costumi-scultura di Didone e Creonte, utilizzati in quelle rappresentazioni.

L’esposizione interna si suddivide in due sale, la sala scura (presentata da Elisa) e quella chiara (presentata da Angelica), contenenti sculture monumentali e numerosi altri materiali, tra i quali scritti preparatori, disegni, progetti, idee, a volte anche non realizzate, come quella che doveva nascere davanti al Duomo di Milano.

In molti casi sembra evidente il riferimento a civiltà arcaiche, come quelle mesopotamiche, attraverso tutta una simbologia che si richiama alla scrittura cuneiforme. In altri casi ci viene da pensare a civiltà fantascientifiche che stimolano il nostro immaginario, trasportandoci nell’oscurità delle rocce o nell’immensità dei cieli.

La sala scura

Nella sala scura si incontra la scultura “Cubo” di bronzo, ispirata all’autore durante una visita al Moma di New York. In contrapposizione alla perfezione delle opere esposte nella famosa galleria americana, Arnaldo Pomodoro realizza un cubo squarciato e corroso dall’interno, come perforato e divorato da un grande bruco. L’opera è stata realizzata con la tecnica della cera persa.

Al centro della sala ci incute timore la grande opera “Le battaglie” del 1995, che ci proietta in una realtà terrena di contrapposizioni e spigoli, punte e lame.

Fuggiamo quel rilievo tenebroso e giungiamo così alla “Tavola della memoria”, che sembra un grande e antico elaboratore elettronico. E’ realizzata in piombo, stagno, bronzo e legno. I suoi particolari sono realizzati con la tecnica dell’osso di seppia inciso nel quale viene colato il metallo fuso.


Elisa ci dice che la varietà di simboli e segni utilizzati in questa opera è la più vasta, tanto da rappresentare addirittura un’abecedario delle espressioni dell’artista.

Nei materiali e nei disegni preparatori appaiono le forme circolari e le sfere, tanto care poi all’artista. Elisa ci fa sapere che questo sviluppo circolare della sua arte deriva dal viaggio in Messico.

La sala chiara

La sala chiara ci accoglie con la sua luminosità e con la grande opera centrale “Movimento in piena aria e nel profondo”. L’opera fa da contraltare a “Le battaglie” della sala scura.

Angelica ci dice che l’opera era posta all’ingresso del suo studio a Milano.

Vi consiglio vivamente una visita. Quando sarete là chiedete di Elisa e di Angelica, che vi sapranno guidare con la passione dei giovani nel mondo di Arnaldo Pomodoro.