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Ecco il duo romano neonato dalla firma di Massimo De Bellis e Giuseppe Buongiorno. Si firmano 404, moniker a dir poco fuorviante anche per quel che riguarda le attese e i pronostici che potremmo investire sul suono e la forma delle scritture di questo disco. Esordio ufficiale dunque per il duo romano con un disco dal titolo “Blak Glass of Gin” che già inneggia a colori irlandesi di taverne e rivoluzioni industriale. Niente di tutto questo: siamo dentro le trame del brit pop più famoso, richiami di ballate degne di note e quel senso scorrevole di viaggio e di aria aperta dentro un suono composto e decisamente figlio dei cliché. E mancava forse alla scena indie italiana questo tornare tra le braccia degli Oasis e compagnia cantando. Una prima prova davvero degna di nota…

Oasis ma anche Beatles… l’ispirazione principale dei 404?
Tutta la musica brit dagli anni ’60 in poi, prediligendo il sound del brit pop ‘90s . Sicuramente se ti devo dire il nome di un gruppo in particolare dico gli Oasis, ma abbiamo preso molto ispirazione anche da Kasabian, Blur, Arctic Monkeys fino a tornare a ritroso nel tempo con i Beatles.
Spesso la nuova musica italiana cerca di andare all’estero e ci riesce benissimo. Secondo voi perché?
Personalmente parlando sono sempre stato più un fan della musica estera rispetto a quella nostrana, quindi nel nostro caso credo sia stato anche un processo abbastanza naturale rifarsi a sound “stranieri”. Riguardo invece al fatto che anche molti altri gruppi e artisti italiani si stanno rifacendo a suoni esteri credo sia anche dovuto ad un questione per certi versi “storica”, alla fine tutte le tendenze e le mode musicali nate dagli anni ’60 in poi nascono nel Regno Unito, e penso che sia fisiologico andare a pescare e vedere ciò che succede su quell’isola per poi cercare in qualche modo di riadattarlo e riproporlo in salsa “italiana”.


Un titolo evocativo: di certo rimanda all’Irish ma c’è forse una chiave di lettura nostrana… o sbaglio?
Rimanda all’età del brit pop ‘90s. L’idea di fondo quando creai il titolo era quello di mischiare la “cupezza” del bicchiere nero alla bontà di un buon gin che manda via la negatività e ci porta serenità e gioia. D’altronde un po’ tutto il disco è contaminato da questa visione ottimistica e di come tante belle cose nella vita di ciascuno possono ancora accadere, a prescindere da quale sia la propria situazione attuale. Credo sia fondamentale vivere pensando che il futuro possa riservarci tante belle sorprese. Detto ciò, poi, subito dopo aver deciso di dare questo titolo alla canzone pensai che allo stesso tempo sarebbe stato ideale anche per dare il titolo all’intero disco, e alla fine è stato così!

E un video ufficiale? Domanda doverosa che tutti attendono vista la buona critica che sta ricevendo il disco…
Arriverà. Non so ancora dirti di preciso la data, ma prima o poi arriverà.
Tante le citazioni nei testi… vero? Ma oggi si leggono ancora secondo voi i testi?
Spero che le persone abbiano ancora la voglia quando ascoltano un brano di provare a capire, scorgere o magari anche creare loro stessi una storia dietro a quello che ascoltano. Io lo faccio sempre, a prescindere se siano canzoni di gruppi che seguo o meno. Mi piace provare ad immaginare cosa possa aver spinto quella persona a scrivere un determinato testo, magari rivedendoci mie esperienze personali o situazioni similari che non fanno poi altro che far entrare in sintonia l’ascoltatore con chi suona e canta. Credo sia importante provare ad immedesimarsi in ciò che si ascolta perché solo così si può creare quella “magia” e “alchimia” tra ascoltatore e artista che solo l’arte della musica può dare. Nel caso poi specifico dei nostri testi, ho volutamente messo “qua e là” varie citazioni, in particolar modo riguardanti il mondo brit, in primis per omaggiare quei gruppi che, quantomeno per noi, tanto hanno significato, ma anche per certi versi per stuzzicare l’orecchio dell’ascoltatore e farlo divertire a trovare le varie citazioni presenti.